Dazi Usa, timori per il settore agroalimentare emiliano: “Minaccia molto grave per il territorio”

Parmigiano Reggiano forma al taglio ph. Luz

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha firmato l’ordine esecutivo con cui impone, con effetto immediato, dazi sulle importazioni da tutto il mondo, in particolare dai Paesi con politiche commerciali ritenute dalla nuova amministrazione federale particolarmente “ingiuste” nei confronti degli Usa. Tra questi ci sono anche i Paesi dell’Unione europea, e quindi anche l’Italia, che dovrà fare i conti con un aggravio del 20% applicato ai beni diretti verso gli Stati Uniti.

La notizia, come era prevedibile, ha scatenato una serie di reazioni e timori anche in Emilia.

Tra i primi a intervenire Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano: “I dazi sul nostro prodotto passano quindi dal 15% al 35%. Di certo la notizia non ci rende felici, ma il Parmigiano Reggiano è un prodotto premium e l’aumento del prezzo non porta automaticamente a una riduzione dei consumi. Lavoreremo per cercare con la via negoziale di far capire per quale motivo non ha senso applicare dazi a un prodotto come il nostro, che non è in reale concorrenza con i parmesan americani. Ci rimboccheremo le maniche per sostenere la domanda in quello che è il nostro primo mercato estero e che rappresenta oggi il 22,5% della quota di export totale”.

Il Parmigiano Reggiano, ha continuato Bertinelli, “copre circa il 7% del mercato dei formaggi duri a stelle e strisce e viene venduto a un prezzo più che doppio rispetto a quello dei parmesan locali. Noi non siamo affatto in concorrenza coi formaggi locali: si tratta di prodotti diversi che hanno posizionamento, standard di produzione, qualità e costi differenti; è pertanto assurdo colpire un prodotto di nicchia come il Parmigiano Reggiano per proteggere l’economia americana. Imporre dazi su un prodotto come il nostro aumenta solo il prezzo per i consumatori americani, senza proteggere realmente i produttori locali. È una scelta che danneggia tutti”.

Per il presidente della Cia di Reggio Lorenzo Catellani “i dazi penalizzeranno fortemente le eccellenze agroalimentari reggiane: in primis, lambrusco e Parmigiano Reggiano. Siamo dinnanzi a una minaccia molto grave per gli imprenditori agricoli e il nostro territorio. I previsti pesanti rincari per i consumatori americani comporteranno inevitabilmente un calo delle vendite dei nostri prodotti in Usa che danneggerà le nostre aziende, che vedrebbero fortemente ridotta la loro competitività. Occorre il massimo impegno da parte di tutti per evitare una guerra commerciale che sarebbe fortemente lesiva per il nostro territorio e l’Italia intera”.

La Cia reggiana ha sottolineato come l’export agroalimentare italiano verso gli Stati Uniti valga quasi 8 miliardi di euro (è il 25% di quello europeo), rendendo il mercato Usa il secondo sbocco commerciale per l’Italia dopo la Germania. Ogni dieci prodotti agroalimentari “made in Italy” venduti nel mondo, uno finisce sulle tavole americane. Tra i principali prodotti esportati negli Stati Uniti figurano vino (2 miliardi di euro), olio (quasi un miliardo), pasta (un miliardo) e formaggi (550 milioni).

L’export agroalimentare italiano, nell’ultimo decennio, è aumentato a livello globale da 28 a 70 miliardi di euro; per la Cia reggiana, dunque, una barriera protezionistica così pesante negli Stati Uniti “rappresenta un pericoloso arresto a questo trend positivo e avrebbe ripercussioni anche sugli altri mercati, che potrebbero essere inflazionati da merci originariamente destinate al mercato americano”.

Per questo, ha aggiunto il presidente nazionale dell’associazione Cristiano Fini, “serve subito una risposta ferma e immediata dell’Ue per aprire una trattativa e scongiurare una guerra commerciale con un’escalation devastante in cui perderebbero tutti. La politica dei dazi è sbagliata e controproducente. Adesso non bisogna andare in ordine sparso ma agire uniti come Europa, con un approccio non di sudditanza. Occorre un’azione diplomatica rapida, forte e decisa”.

Coldiretti Reggio stima a 1,6 miliardi di euro il costo che graverebbe sui consumatori americani con l’introduzione dei dazi su tutti i prodotti agroalimentari italiani, con un calo delle vendite che danneggerà le imprese italiane, oltre a incrementare il fenomeno del cosiddetto italian sounding. Secondo un’analisi, l’export agroalimentare made in Italy negli Stati Uniti ha fatto segnare nel 2024 il record di sempre, con un valore di 7,8 miliardi e una crescita del 17% rispetto all’anno precedente.

Per il presidente di Coldiretti Ettore Prandini “questa deve anche essere l’occasione per l’Europa, che deve rimanere unita più che mai in questa fase e dialogare con un’unica voce, di mettere in campo un piano di rilancio dei settori produttivi, a partire dalla sburocratizzazione, ma anche iniettando nuove risorse economiche”.

“Dinanzi alla decisione degli Usa è di vitale importanza evitare mosse avventate. Va messa in campo la diplomazia”, ha aggiunto il segretario generale di Coldiretti Vincenzo Gesmundo: “L’Italia e l’Europa devono portare avanti il dialogo poiché la logica dei dazi e controdazi ha dimostrato nel tempo di essere miope e controproducente per tutti”.



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