Dazi Usa, la Regione Emilia-Romagna: “Potremmo essere alla vigilia di uno scenario drammatico”

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Secondo le stime della Regione Emilia-Romagna, i dazi annunciati dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump danneggeranno un export da oltre 10,5 miliardi di euro all’anno: quello statunitense, infatti, è il primo mercato di destinazione delle esportazioni di beni da parte delle imprese emiliano-romagnole, dopo che lo scorso anno è avvenuto il sorpasso a stelle e strisce sulla Germania.

La giunta regionale non nasconde la preoccupazione: “Per L’Emilia-Romagna, il suo sistema economico e le sue filiere manifatturiere potremmo essere alla vigilia di uno scenario drammatico, con ricadute durissime, visto il legame commerciale e di interscambio profondo con gli Stati Uniti”, ha spiegato il presidente Michele de Pascale, che segue da vicino il dossier dei dazi Usa insieme al vicepresidente con delega allo sviluppo economico Vincenzo Colla e all’assessore regionale all’agricoltura e ai rapporti con la Ue Alessio Mammi.

“Stiamo parlando di grandi gruppi così come di aziende artigiane e di migliaia di posti di lavoro. È per questo che chiediamo con forza al governo italiano di guidare la delegazione europea in una trattativa nel difendere gli interessi del Paese, con voce forte e unica. Ma anche di reagire con intelligenza affermando tutti i modelli di sviluppo sanciti nella bussola competitiva che si sta discutendo in Europa, senza indugio e senza titubanze”.

Lo scorso anno l’Emilia-Romagna ha rappresentato – con un export di beni verso gli Stati Uniti di quasi 10,5 miliardi di euro, pari al 16,2% del totale delle esportazioni italiane nel mercato americano (64,8 miliardi) – la seconda regione per valore assoluto dopo la Lombardia (21,2%), davanti a Toscana (15,8%) e Veneto (11,2%). Per l’Emilia-Romagna gli Stati Uniti rappresentano il 12,5% dell’export regionale complessivo (83,6 miliardi), con oltre 6.000 imprese interessate.

I principali settori per valore di export sono i mezzi di trasporto/automotive (quasi 3,3 miliardi di euro esportati, pari al 31% dell’export regionale verso gli Usa), i macchinari e gli apparecchi industriali (3,1 miliardi, pari al 29%), l’industria alimentare e delle bevande (986 milioni, pari al 9,4%), la farmaceutica (circa 650 milioni, pari al 6,2%).

“Al momento non è possibile stimare, neanche con approssimazione, l’impatto di questi costi sui volumi futuri di beni provenienti dall’Emilia-Romagna e importati dagli Stati Uniti”, hanno ammesso de Pascale, Colla e Mammi. Però senza dubbio “cresce la preoccupazione”, anche perché il costo complessivo dei prodotti esportati dalle imprese emiliano-romagnole potrebbe crescere tra i 2,1 e i 2,7 miliardi di euro. Costi che si scaricherebbero innanzitutto sugli importatori/consumatori americani: il dazio si configura infatti come una tassa aggiuntiva sul valore di un bene importato, pagata dall’importatore americano a vantaggio del governo federale.

“L’elevata internazionalizzazione del sistema emiliano-romagnolo potrebbe amplificare l’impatto negativo dei dazi. Però un tessuto produttivo solido e ben inserito nelle catene internazionali, quale quello dell’Emilia-Romagna, può essere nelle condizioni di mettere in atto strategie efficaci per mitigare l’aumento delle tariffe, con una diversificazione dei mercati come quelli dell’Oriente, come dimostrerà anche la presenza del sistema economico dell’Emilia-Romagna all’Expo di Osaka, in Giappone. Ora ci aspettiamo un’Italia protagonista in Europa nel difendere gli interessi del sistema manifatturiero italiano a tutela del made in Italy”.



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