Per il 2019 il Servizio sanitario regionale può contare su 8,3 miliardi di euro: 101 milioni in più rispetto alla cifra stanziata lo scorso anno. La maggior parte delle risorse, 7,5 miliardi di euro, vanno a finanziare i Livelli essenziali di assistenza (Lea), ovvero le prestazioni e i servizi che il Servizio sanitario pubblico, nazionale e regionale, garantisce a tutti i cittadini.
Per il 2019 vengono confermate l’abolizione del superticket e del ticket base sulle prime visite specialistiche per le famiglie con almeno due figli a carico (che “vale” complessivamente circa 43 milioni), nei nuovi contratti di lavoro (già dai primi mesi di quest’anno sono stati corrisposti gli aumenti contrattuali al personale dipendente per il rinnovo del triennio 2019-2021), e i farmaci innovativi, in primis quelli oncologici.
Quarantuno milioni di euro rappresentano la quota regionale del Fondo nazionale per l’acquisizione dei farmaci innovativi contro il virus HCV (epatite C); queste risorse costituiscono il budget di programmazione per le Aziende sanitarie e vengono ripartiti in relazione ai trattamenti attesi per l’esercizio. Altri 41 milioni sono la quota assegnata all’Emilia-Romagna dal Fondo nazionale per l’acquisizione dei farmaci innovativi oncologici; anche queste risorse vengono ripartite tra le Aziende sanitarie. Infine, oltre 31 milioni – anche questi suddivisi tra le Aziende – costituiscono il Fondo aggiuntivo regionale per contribuire all’acquisizione dei farmaci innovativi oncologici.
“Viene confermato l’impegno economico per migliorare ulteriormente l’alta qualità del nostro Servizio sanitario, pubblico e universalistico. Ci sono cento milioni in più nella programmazione 2019, grazie ai quali siamo in grado di garantire alla nostra sanità ulteriori mezzi, strumenti e il personale necessario ad assicurare a tutti i cittadini servizi e cure di eccellenza. Sia chiaro che per l’Emilia-Romagna, così come per le altre Regioni italiane, non è nemmeno ipotizzabile che nel futuro si possa pensare a tagli al Fondo nazionale rispetto a quanto programmato. Già scontiamo un ritardo e sacrifici importanti per coprire il rinnovo del contratto, oltre ai costi aggiuntivi dei farmaci innovativi. Anche solo pensare di arretrare sarebbe gravissimo: lo diciamo di fronte a ipotesi, che speriamo saranno subito sementite, secondo le quali si pensa di tagliare la sanità pubblica per far quadrare i conti a livello nazionale. Per noi questa eventualità semplicemente non esiste. E lo ribadiamo da qui, dall’Emilia-Romagna, dove abbiamo i conti in ordine e dove abbiamo attuato una spending review vera grazie alla centrale unica per gli acquisti nella pubblica amministrazione, l’Agenzia Intercent-ER, che ci ha permesso di recuperare 550 milioni solo nella sanità dal 2015. Sono risorse che reinvestiamo nel miglioramento dei servizi, nel progettare nuovi ospedali e nel realizzare le Case della salute nei territori; nel potenziamento degli organici, con oltre 10mila assunzioni a tempo indeterminato e stabilizzazioni di medici, infermieri, operatori negli ultimi tre anni. Peraltro, queste misure ci stanno permettendo di abbattere i tempi d’attesa per visite ed esami e ci consentiranno di sviluppare un piano ad hoc per ridurre i tempi di permanenza nei Pronti soccorso. Se l’ipotesi di tagliare dovesse diventare concreta, ci opporremo in ogni modo”.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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