Sulla decisione di poter destinare ad allevamenti anche da macello, e non solo amatoriali, i daini che popolano la pineta di Classe nel Ravennate e il Po di Volano nel Ferrarese, una specie non autoctona proliferata in numeri consistenti in queste aree, non c’era altra scelta possibile.
Così il Parco del Delta del Po risponde alle critiche arrivate nei giorni scorsi dagli ambientalisti.
Finito anche in una interrogazione regionale è il piano di controllo dei daini in queste aree, un ‘caso’ ormai da anni. L’intervento previsto – specifica l’Ente Parco – attua le linee guida nazionali emanate dall’Ispra nel 2013 e riprese dai piani regionali.
Il punto, per il quale non si riesce a mettere in campo soluzioni non cruente, è che il 90% della popolazione ‘abusiva’ di daini in Emilia-Romagna è nei confini del Parco e la possibilità di spostare gli animali in altre zone del territorio, rispettando il limite di 30 capi imposto da Ispra, non risolverebbe il problema. Si parla di centinaia e centinaia di esemplari che stanno compromettendo l’equilibrio dell’habitat. Anche la presenza del lupo, naturale predatore, è troppo esigua rispetto alla quantità di daini e non ne permette in questa fase il riequilibrio. Dunque si è dovuto ricorrere alla possibilità, pur contemplata dai piani, di trasferimenti verso allevamenti non a scopo amatoriale. “L’Ente Parco non aveva alcuna alternativa alla scelta di dare questa destinazione agli animali catturati”.
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Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]