di Marco Eboli*
La mostra dedicata a John Ronald Reuel Tolkien, padre del genere Fantastico, presso la Galleria Nazionale a Roma, visitabile sino all’11 febbraio 2024, è stata l’occasione per scoprire infinite similitudini che legano il professore e autore anglosassone al più grande pensatore italiano, Giambattista Vico, a cui Marcello Veneziani ha dedicato una biografia inedita, in quanto mai scritta, “Vico dei Miracoli”, la cui presentazione è stata ospitata nel novembre scorso dall’Associazione culturale Balder di Reggio Emilia che ho il piacere e onore di presiedere.
Cominciamo col dire che entrambi, Vico e Tolkien sono stati prima che autori, professori, di retorica il primo, di filologia il secondo e che la fede cattolica è stata fonte ispiratrice fondamentale delle loro opere. Ciò che lega la Scienza Nuova di Vico al Signore degli Anelli di Tolkien è la certezza che la Provvidenza, quindi la mano di Dio guida la vita degli uomini e la storia. Essa agisce sempre ed in modo invisibile capovolgendo l’esito degli eventi. Tolkien la definisce eucatastrofe che tradotto dal greco significa “buona catastrofe”, e che non ignora la discatastrofe, ossia il dolore e il fallimento, ma questa non ha l’ultima parola perché vi è la promessa della liberazione dal male.
Per entrambi il pensiero umano ha una matrice divina, non è il semplice frutto dell’intelletto. Anche le loro opere hanno avuto la genesi tra le mura domestiche. Per Vico, tra lo strepitio e i giochi con i figli, nel corso della vita familiare. Per Tolkien partendo dalla necessità di allietare le serate della numerosa prole, cosa che contraddistingue entrambi. Anche nella primaria opera di Tolkien, “Sulle Fiabe” la “consolazione del Lieto Fine”, l’autore anglosassone sostiene che il lieto fine in una Fiaba è ben riuscito se percepito come sorpresa. Tale consolazione funziona allo stesso modo di un miracolo e ci offre una promessa di speranza. Le opere di Tolkien, seppur ambientate in un mondo pagano, quello degli Dei, non è però anticristiano ma a-cristiano, lo precede ma non lo nega.
Infine, anche la divulgazione della “Scienza Nuova” di Vico e la cura e divulgazione delle opere di Tolkien, tradotte in un numero di copie inferiore solo alla Bibbia e al Corano, in tutto il mondo, è affidato ai loro figli. Per il pensatore napoletano al figlio Gennaro, che ne prenderà anche il posto sulla cattedra di Retorica, per Tolkien al figlio Christopher. Nella biografia di Tolkien non vi è cenno dell’eventuale influenza del pensiero di Vico, vissuto circa due secoli prima, ma molte similitudini e un comune denominatore, la fede cattolica, fonte ispiratrice delle rispettive opere, legano due giganti del pensiero.
*presidente Associazione culturale Balder
Ultimi commenti
Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]