In Italia si fanno sempre meno figli. Non è una novità, visto che la tendenza al calo dura ormai da anni, ma l’effetto Covid ha contribuito a un’ulteriore diminuzione. Nel 2019 i nuovi nati erano stati 420mila, già record negativo dall’unità d’Italia in poi. Il 2020 dovrebbe chiudersi con un altro crollo: solo 408mila neonati. E per il 2021, conteggiano gli analisti dell’Istat, l’ennesimo arretramento: è prevista la nascita di circa 393mila fanciulli. Mai così pochi da 150 anni.
Si consideri poi che alla voce nuove nascite contribuiscono non poco le famiglie di immigrati nella cui cultura sopravvive il valore della procreazione. Gli italiani da più generazioni, invece, hanno da tempo sposato uno stile di vita con altre priorità: moltissime donne lavorano, mancano azioni di sostegno alle famiglie, non ci sono politiche adeguatamente finanziate che mettano al centro le nuove nascite.
È come se la generazione dei boomer e poi dei millennials abbiano ridefinito l’ordine naturale delle cose. Da una visione postmoderna della società si sono diffusi soprattutto in Occidente stili di vita orientati al primato del lavoro, del successo economico e sociale, dell’affermazione della libertà sessuale e famigliare, di modelli esistenziali costruiti attorno a un imprinting edonista e decadente.
Delle molte battaglie perdute del Sessantotto per manifesta insostenibilità è rimasta singolarmente viva la riconquista dell’autodeterminazione dei diritti dell’uomo e della donna. Tuttora si parla genericamente di “diritti” quando si affrontano questioni relative alla sfera dell’intimità e dell’individualità. Parlare di eventuali diritti del nascituro viene considerato argomento scabroso, di norma protetto solo da qualche frangia dell’integralismo cattolico. Pochino. Anche perché delegare ad aree politicamente e culturalmente conservatrici un tema gigantesco quale la riproduzione degli esseri umani mostra un limite immenso nella concezione della way of life occidentale contemporanea, che pure si vorrebbe con non poca arroganza superiore alle altre, chissà perché.
Di sicuro il Covid ha colpito duro le famiglie e, in particolare, le mamme. Le restrizioni e la scarsa funzionalità dei mezzi pubblici obbliga tuttora milioni di donne a occuparsi insieme dei figli, del lavoro e della casa. Come è possibile? Molti padri tentano di dare una mano, ma il risultato resta quello dettato dall’emergenza. Vivono male tutti in famiglia e se non fosse per lo straordinario contributo offerto dai nonni – quelli che sarebbero “improduttivi”, secondo qualche politico – non si riuscirebbe ad andare avanti.
Convincere gli italiani a fare figli dipende in parte da ragioni per così dire antropologiche e in parte da ragioni economiche.
Per chi è nato e cresciuto nella seconda metà del Novecento la conquista del benessere e di una discreta ricchezza ha segnato le tappe fondamentali della propria esistenza. Si veniva dalla guerra e dalla miseria. Pace e prosperità ne sono state le meravigliose conseguenze. Ma una volta raggiunto un margine di benessere materiale irraggiungibile per padri e madri, uscendo dalle catastrofi e dalla povertà, è emerso con forza l’individuo. Non più il Noi, ma l’Io. E di questa condizione antropologica siamo stati prede, noi boomer, più o meno consapevoli.
Inutile illudersi. Non sarà grazie a un afflato di bontà e compassione di massa che l’Occidente riuscirà a ridefinire se stesso nelle vicende della storia modificando i propri valori di fondo.
Non si tornerà al Noi se non perché obbligati da circostanze esterne, quali ad esempio altre guerre. Le nuove generazioni dovranno anzitutto esistere su basi culturali solide e condivise. E quali potrebbero essere? Su quali modelli si orienteranno gli occidentali del ventunesimo secolo?
Mi pare di poter dire che le società fondate su valori laici, liberali e democratici rimangano in grave crisi, nonostante l’elezione di Joe Biden alla Casa Bianca. Di sicuro in grave crisi finiranno quei paesi indebitati oltre ogni misura e incapaci persino di raddrizzare la propria demografia. Non sarà così facile essere italiani in questo secolo. Molti auguri a figli e nipoti.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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