Nei giorni scorsi il Magnifico Rettore dell’Università di Modena e Reggio ha annunciato serafico che l’anno accademico 2020-2021 si svolgerà in remoto. Motivo? Ignoto, non essendo – per fortuna – nelle condizioni di diffusione pandemica della fase acuta.
Massimo Cacciari, filosofo e docente universitario, in un’intervista ha dichiarato che “bisogna tornare a scuola perché non la si fa a distanza ed è comunicazione, comunità. Non farlo non è paura, è fuga; peggio, morte”. Medesimo concetto espresso da Marcello Veneziani, nei giorni scorsi, in un editoriale titolato “Cancelliamo la nostra comunità per paura di una malattia”. Entrambi sottolineano che la comunicazione dei media è allarmistica, allo stato attuale, così come quella del governo.
Nei Comuni, anche in quello di Reggio, la percentuale dei lavoratori sul posto è risibile rispetto all’organico, con conseguente mancanza di servizi al cittadino – che comunque le tasse, per quei servizi, continua a pagarle, così come i nostri universitari pagano rette salate per non essere formati.
Per fortuna di fronte al conformismo della paura ha risposto, nei mesi scorsi, il nostro vescovo Camisasca, il cui progetto per la riapertura delle chiese, fatto proprio dalla Cei, ci ha consentito di partecipare in sicurezza alla Santa Messa, che si vive in pienezza solo in comunità.
Giulio Andreotti diceva che a pensare male si fa peccato, ma ci si prende sempre. È così insensato pensare che per molti professori universitari sarà sicuramente più comodo fare lezioni in remoto. Si risparmiano spese di trasferimento e non si è vincolati dagli orari di lezione.
Stesso discorso per i dirigenti pubblici, con retribuzioni anche di 170.000 euro annui, esentati (essendo buona parte dei dipendenti non presenti sul luogo di lavoro) dallo svolgere riunioni e organizzare i servizi.
Nel privato la musica è diversa, sia per le aziende che per le banche, che pure, al pari del Comune, offrono un servizio essenziale ai cittadini. Se tutto ciò è sotto gli occhi di tutti, perché si continua? Errare è umano, perseverare è diabolico.
Concludo con una domanda alla quale mi piacerebbe rispondessero sia il Magnifico Rettore di Unimore sia il sindaco di Reggio Luca Vecchi: perché darsi alla fuga, di fronte al problema della pandemia, per ora sotto controllo, sancendo di fatto la morte sociale?
Marco Eboli
portavoce di Fratelli d’Italia – Comune di Reggio Emilia
Ultimi commenti
Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]