Mai come adesso sento necessario rivolgermi al Vangelo, per avere un po’ di luce su quello che sta accadendo nel mondo. Mi pare che a tutti noi venga riproposta la tentazione che Satana rivolge a Gesù nel deserto: “ Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: “Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo” (Lc 4,6s.). La tentazione è particolarmente sottile. Satana non chiede un’adesione esclusiva, come il Dio di Israele, che vuole essere amato “con tutto il cuore”. Egli è ragionevole e conciliante: si possono continuare a svolgere i riti religiosi, i comandamenti etici del Decalogo sono utili per l’ordine sociale. Se però si vuole avere efficacia sul piano economico, politico, strategico, bisogna seguire un’altra via. Per esempio, è vero che sta scritto “non uccidere”: se uccidi il tuo rivale vai in galera; ma se uccidi decine, centinaia di migliaia di esseri umani, ti fanno un monumento.
Ma è possibile seguire il Vangelo in una situazione come l’attuale? Penso all’angoscia di Papa Francesco, che venne duramente rimproverato, perché aveva chiesto la cessazione delle ostilità in Ucraina, senza condizioni. Gli si disse che in tal modo mettevano sullo stesso piano l’aggredito e l’aggressore: così la formula divenne: “Cercate una pace giusta”. Ma la giustizia, si replicò, si avrà solo con la vittoria. In questo modo, la guerra venne legittimata.
E’ vero, che il Vangelo dice: “Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu porgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello” (Mt 5,38ss.). Qui però non si tratta di una questione privata: non di mantelli si tratta, ma della sorte di una nazione. E qualcuno faceva notare che i cristiani in Italia si impegnarono nella resistenza, anche armata, al nazifascismo.
Trovo un po’ di consolazione nelle parole del Patriarca di Gerusalemme, il cardinale Pizzaballa. Le ho citate la scorsa settimana, riprendendole dalla lettera che egli scrisse dopo gli attacchi terroristici del 7 ottobre. Egli riporta e commenta le parole di Gesù ai discepoli, la notte del suo arresto: “Abbiate coraggio, io ho vinto il mondo” (Gv 16,33), facendo notare che Gesù parla al passato: il “mondo”, con la sua logica, è già stato sconfitto. Sembra assurdo, pensando che queste parole vengono pronunziate da uno che tra poche ore morirà sulla croce. Ma il loro senso si disvela, se si pensa che quell’uomo è il Figlio di Dio: la croce è la presenza di Dio negli abissi del male, perché da quegli abissi Dio risorga portando con sé tutti gli uomini, tutta la storia umana.
Solo questa presenza ci consente di sperare. Ma il prezzo è la rinuncia alla nostra presunzione e il riconoscere che “Dio ha pacificato con il sangue della croce di Gesù sia le cose che sono sulla terra sia quelle che stanno in cielo” (Col 1,20). Altra via non c’è. Per questo, l’opera della pace è l’Eucaristia. In essa, a un certo punto, si dice: “Ti preghiamo, o Padre: questo sacrificio della nostra riconciliazione (cioè questa Messa che stiamo celebrando) doni pace e salvezza al mondo intero”. Sottomettersi al sangue di Gesù, libererà la nostra intelligenza e la nostra volontà, per costruire passi di pace. Forse non ancora strade di pace: sarebbe un probabile alimento alla nostra presunzione. Ma passi sì, come bambini che si lasciano accompagnare da chi li ama.
L’Eucaristia si prolunga nella preghiera. Qualsiasi forma di preghiera va bene, ma ne ricordo due. Anzitutto, il Rosario. Maria è rimasta sotto la croce del Figlio, non è fuggita. Ella sta vicino alla croce degli altri suoi figli, a noi, che Gesù morente le ha affidato. Conforta le nostre paure, come ha fatto con Giovanni, l’apostolo che è ritornato, incoraggiato dalla sua presenza. Poi, è importante la preghiera dei piccoli, dei bambini, dei malati, degli anziani, di coloro che non hanno voce per il mondo, come Maria Maddalena e le altre donne, che furono poi le prime a credere nella risurrezione e ad annunciarla agli smarriti ci cuore.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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