L’assessore allo sviluppo economico della Regione Emilia-Romagna Vincenzo Colla è intervenuto a un confronto tra aziende e istituzioni organizzato nella giornata di lunedì 27 dicembre a Torbole, nel bresciano, per fare il punto sulla situazione dei costi dell’energia per le imprese.
“Siamo in una situazione che rischia di andare fuori controllo senza un’indispensabile governance da parte dell’Italia e dell’Europa”, ha detto Colla, secondo il quale “si sta concretizzando il paradosso che conviene più spegnere gli impianti che produrre, una condizione che ci prospetta un lockdown manifatturiero. Se non fermiamo le speculazioni in corso andiamo dritti verso una sconfitta per il manifatturiero, proprio nel momento in cui l’Europa ha messo in atto il più grande investimento della sua storia”.
“È in atto una speculazione finanziaria – ha rimarcato Colla – da parte di gente che è diventata rapace e rischia di mettere in blackout il sistema manifatturiero, perché si è creato un vuoto e come sempre ci vanno di mezzo le imprese e la gente che lavora. Se i prezzi del gas aumentano del 500% non è più conveniente prendere degli ordini”.
Che fare, dunque, nell’immediato? Per Colla “il governo deve agire a breve attivandosi al tavolo di confronto nazionale che già esiste. Va varato entro gennaio un piano regolatore che stabilisca cosa fare nel campo dell’energia. Vanno date le concessioni per utilizzare i canali di estrazione già esistenti, senza farne di nuovi. Siamo nella condizione in cui nell’Adriatico la cannuccia della Croazia tira, e la nostra è ferma. E le major che hanno contratti già fissati in Europa e in Italia non devono fare speculazioni. Infine dobbiamo riscoprire una cultura roosveltiana, il piano energetico del nostro paese deve dare autonomia. Dobbiamo dire la verità: avanti tutta sulle rinnovabili, ma la transizione è anche nel gas. E l’Europa deve fissare un prezzo, non lasciare l’iniziativa ai fondi speculativi, che ammazzano il sistema produttivo della nostra grande manifattura”.
I rappresentanti dei settori manifatturieri italiani, dal canto loro, hanno sottolineato il drammatico aumento dei costi delle commodity energetiche, che sta mettendo a rischio la sopravvivenza di molte imprese. Uno scenario che comporta per la manifattura italiana un drastico incremento dei costi per la fornitura di energia, che impatta principalmente sui settori ad alta intensità energetica: le industrie dell’acciaio, della carta, del cemento, della ceramica, della chimica, delle fonderie, del vetro e della calce, che in alcuni casi si trovano nella concreta impossibilità di proseguire le rispettive attività produttive.
Tutto ciò, peraltro, nonostante gli ordinativi siano ai massimi degli ultimi anni e ben oltre i livelli pre-pandemia. Le imprese hanno chiesto quindi al governo interventi immediati per mitigare gli effetti devastanti del costo del gas naturale sui mercati mondiali, in primo luogo valorizzando la risorsa del gas nazionale.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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