Correggio. “Allo psichiatrico si lavora con la paura di morire” (video)

ospedale civile San Sebastiano di Correggio

La lettera inviata alla Cisl da alcuni infermieri del Servizio psichiatrico di Diagnosi e Cura di Correggio.
Per informare fino in fondo l’opinione pubblica in merito a quel che accade in quella struttura, la lettera è stata letta in video da Gennaro Ferrara, segretario generale Cisl Funzione pubblica, responsabile della Sanità.

Proprio Ferrara era il destinatario della missiva, dal momento che il sindacalista Cisl ha lavorato a lungo come infermiere in carcere e ha dimostrato di conoscere bene il dramma e le condizioni estreme di questi professionisti.
In un passaggio davvero toccante, gli infermieri scrivono che “vorremmo che ci aiutasse a far capire ai cittadini che lavorare qui e in queste condizioni significa lavorare fianco a fianco con la paura. Ogni giorno. Tutti i giorni. In ogni turno.

Crediamo che ad un lavoratore si possa chiedere tutto ma non di imparare a convivere con la paura di morire. E se qualcuno pensa che sia un’esagerazione, venga qui a toccare con mano”.

“Gentile Sig. Ferrara,

siamo alcuni dei 24 infermieri che lavorano al Servizio psichiatrico di Diagnosi e Cura di Correggio.
Amiamo il nostro lavoro, che cerchiamo di svolgere con passione e professionalità.

Non possiamo più, però, accettare di correre rischi gravi e che solo per un caso non sono già costati la vita a qualcuno di noi.

Siamo stati aggrediti, picchiati, in un caso anche sequestrati da alcuni pazienti che riceviamo dal carcere, dalla strada, dall’ospedale.

Crediamo che lavorare con gli ultimi tra gli ultimi della società richieda un certo spirito missionario.

Per questo restiamo qui, nonostante lesioni gravi che abbiamo subito, idranti tirati in faccia, risse da sedare in ambienti troppo stretti, punti di sutura e sputi.

A proposito: lei è stato un infermiere che ha lavorato in carcere e sa cosa significa ricevere uno sputo: occorrono esami e visite e ogni volta che accade viviamo con la paura di avere contratto un’infezione o una malattia.

Ecco, vorremmo che ci aiutasse a far capire ai cittadini che lavorare qui e in queste condizioni significa lavorare fianco a fianco con la paura. Ogni giorno. Tutti i giorni. In ogni turno.

Crediamo che ad un lavoratore si possa chiedere tutto ma non di imparare a convivere con la paura di morire. E se qualcuno pensa che sia un’esagerazione, venga qui a toccare con mano.

Tanti colleghi non ce la fanno più e ogni anno moltissimi lasciano il servizio.

Il Sindacato è nato per aiutare chi lavora e oggi tutte e tutti noi abbiamo bisogno di aiuto. Del suo e di quello di Ausl. Per migliorare questo servizio e renderlo più sicuro, per fare in modo che nessun collega debba più scappare altrove.

Non le scriviamo per insultare ma per proporre soluzioni migliorative. La prima delle quali è riportare il servizio a Reggio Emilia, dove la possibilità di intervento delle forze dell’ordine sarebbe molto, molto più rapida e gli spazi di lavoro più adeguati.
Ci servirebbe tanto una sala di de-escalation, proprio come accade all’estero.

Grazie per la sua collaborazione”.