Coronavirus: allarme anziani della Cgil

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La Cgil di Modena interviene nuovamente sulla mancanza di sicurezza nelle residenze per anziani e nei servizi domiciliari. Oltre alle forti preoccupazioni già denunciate nel comunicato stampa della Fp Cgil del 17 marzo, la Cgil, unitamente alle categorie della FP (lavoro pubblici) e dello Spi (pensionati), manifesta sconcerto per l’assenza di risposte da parte della Conferenza Territoriale Socio-Sanitaria (Ctss), dei Sindaci, dell’Ausl e dei gestori dei servizi.

Infatti, lo scorso 10 marzo, Cgil, Spi e Fp hanno inviato una lettera nella quale si chiedeva di conoscere quali misure venivano adottate in merito ai seguenti punti: la standardizzazione della definizione delle procedure di isolamento nelle strutture anziani; la definizione delle procedure di accesso al domicilio di utenti dell’assistenza domiciliare; le dotazioni di dispositivi di protezione individuale garantiti giornalmente in relazione alla valutazione del rischio biologico di Covid-19 in tutte le strutture e in tutte le assistenze domiciliari; l’attivazione dei minimi essenziali di personale laddove si evidenzino carenze di organico dovuti ad allontanamenti per isolamento.

“Riteniamo inammissibile l’assenza di risposta da parte delle istituzioni locali e dei gestori alla nostra richiesta del 10 marzo – afferma Manuela Gozzi segretaria Cgil Modena – In nessun luogo di lavoro può esserci la sospensione della garanzia della tutela della sicurezza dei lavoratori. A maggior ragione se, come in questo caso, è da garantire anche la tutela della salute degli utenti dei servizi alla persona”.

La Cgil denuncia l’impossibilità, per i lavoratori, di mantenere le distanza di sicurezza, e inadeguati e insufficienti dispositivi di protezione per lavorare in sicurezza (mascherine, guanti, camici monouso, occhiali).

A questo si aggiunge il fatto che le riduzioni di personale dovute alla quarantena imposta per chi è entrato in contatto con utenti positivi al Covid-19, stanno rischiando di portare al collasso la condizioni degli operatori rimasti.

Nell’ultima settimana nelle residenze per anziani sono cresciuti i casi positivi di Covid-19 accertati anche fra i pazienti e risultano esserci i primi casi di decessi.

Inoltre è aumentata l’utenza con sintomi e a cui non viene effettuato nessun accertamento, nonostante gli anziani residenti presentino stati febbrili significativi e non solo.

In questo quadro si aggiunge l’incertezza su cosa sta accadendo all’interno delle case famiglie, dove non si hanno notizia di quali iniziative si sono messe in campo per assicurare la sicurezza dei lavoratori e degli ospiti.

“Le istituzioni locali e i gestori devono assumersi le loro responsabilità – riprende Manuela Gozzi – Sappiamo che i lavoratori e gli utenti sono esposti a rischi enormi, con ricadute sull’intera cittadinanza. Abbiamo inviato nuovamente le richieste presenti nella lettera del 10 marzo. Ribadiamo che l’assenza di misure per la tutela e la sicurezza di anziani e operatori non è ammissibile. Se non arriveranno risposte, continueremo, con le diffide e passeremo alle denunce”.