Confcommercio Reggio: le quattro grandi bugie della sharing economy

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Il 22 dicembre, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha pronunciato la sentenza (clicca qui) sulla legittimità della normativa italiana che obbliga i portali di prenotazione a operare una ritenuta del 21% sull’ammontare dei corrispettivi riscossi per conto delle locazioni non imprenditoriali e a trasmettere all’Agenzia delle Entrate i dati relativi ai contratti di locazione conclusi tramite i portali stessi. Nella sua sentenza, la Corte rigetta le tesi di Airbnb e sancisce l’obbligo di riscuotere la cedolare secca.

Per descrivere in modo efficace la consistenza e la diffusione del fenomeno, Federalberghi, la Federazione di Confcommercio che rappresenta le strutture ricettive, ha rilevato e analizzato tutti gli annunci pubblicati su Airbnb, elaborando un sintetico report del quale trovate allegato il dettaglio di Reggio Emilia e provincia.

Nel report sono indicati il numero totale di annunci concernenti il nostro territorio; il numero di annunci riferiti ad appartamenti “interi” e la percentuale sul totale; il numero di annunci riferiti ad alloggi disponibili per più di sei mesi e la percentuale sul totale; il numero di annunci pubblicati da host che gestiscono più alloggi e la percentuale sul totale; l’elenco dei Comuni col maggior numero di annunci, con l’indicazione del numero di annunci presenti in ciascun Comune.

«L’analisi dei dati -spiega la presidente di Federalberghi Reggio Emilia, Francesca Lombardini- conferma ancora una volta le quattro grandi “bugie” della cosiddetta sharing economy nel turismo: non è vero che si condivide l’esperienza col titolare perchè la maggior parte degli annunci pubblicati su Airbnb si riferisce all’affitto di interi appartamenti, in cui non abita nessuno; non è vero che si tratta di attività occasionali perchè la maggior parte degli annunci si riferisce ad appartamenti disponibili per oltre sei mesi all’anno; non è vero che si tratta di forme integrative del reddito, ma di attività economiche a tutti gli effetti, con moltissimi inserzionisti che gestiscono più di un alloggio; non è vero che le nuove formule compensano la mancanza di offerta poiché gli alloggi presenti su Airbnb sono concentrati soprattutto in città e nelle località dove è maggiore la presenza di esercizi ufficiali».

«L’elenco di tutti gli annunci relativi al nostro territorio -conclude Francesca Lombardini- è disponibile: saremo ben lieti di condividerlo, se lo vorranno, coi competenti uffici di Polizia municipale, Guardia di Finanza, INPS, Direzione Provinciale del Lavoro, ecc. al fine di favorirne l’attività di vigilanza».