Inaugurata con grandi consensi nel prestigioso Besharat Gallery & Museum di Barbizon, nel cuore della Francia, dove rimarrà allestita fino al 30 maggio, la personale “Anemos” della poliedrica pittrice reggiana Donatella Violi. L’esposizione, che raccoglie una variegata produzione di 20 quadri, merita senza dubbio attenzione non solo per la qualità della produzione esposta da Donatella Violi – che ne mette in risalto la consolidata padronanza artistica, nonché la maturità di concezione creativa acquisita con studio e meticolosa sperimentazione – ma anche per il fascino e la rilevanza internazionale del contesto. Il Besharat Gallery & Museum di Barbizon – ‘costola’ francese della Fondazione creata da Massoud Besharat, illuminato mecenate di origini iraniane, che ha una sede anche ad Atlanta, negli Stati Uniti – è infatti stato realizzato in un hotel costruito 150 anni fa che ha ospitato, tra gli altri, anche la Regina Elisabetta, simbolo senza tempo di regalità, che vi dormì prima ancora di convogliare a nozze con il principe Filippo. L’esposizione pittorica di Donatella Violi si fonde in modo impeccabile con l’ambiente e trova una sinergia speciale in una delle 11 lussuose suite realizzate dalla nuova proprietà che accoglie in maniera permanente un circuito di suoi quadri.
“La mostra di Barbizon è una pietra miliare nel percorso di Donatella, che certamente rafforza le sue autorevoli credenziali e ne conferma la portata di ideale cosmopolita, che sorregge il suo intento comunicativo – commenta l’art blogger Elena Gollini – La sua versatilità di pensiero funge da motore trainante efficace e incisivo in funzione del suo appassionato spirito di condivisione e di interazione. Per Donatella, infatti, fare arte significa in primis poter coinvolgere in modo attivo il fruitore-spettatore e poter intavolare una formula di scambio e di confronto, all’insegna del dialogo libero e aperto, che si rende un canale portentoso per diffondere e divulgare messaggi e contenuti di sostanziale profondità. Ecco, perché l’arte di Donatella non è mai concepita soltanto come un esercizio di destrezza formale ed estetica fine a se stesso, ma è invece orientata a utilizzare il medium del linguaggio universale della pittura per andare oltre l’apparenza e individuare un’essenza intrinseca pregnante di significato. Arte da vivere e arte da amare e da fare amare: questo è il motto cardine, che si sprigiona dalla sua fervida passione artistica e dalla sua indomita forza ispiratrice”.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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