Sei sedute, alcune durate anche quattro-cinque ore (l’ultima ieri dalle 15 alle 20). Un centinaio di audizioni programmate, la consapevolezza che il problema affidi- e la riforma che ne seguirà- sono anche di livello nazionale. A quasi un mese dalla sua costituzione è questo il primo punto sui lavori della Commissione assembleare speciale d’inchiesta sul sistema di tutela dei minori in Emilia-Romagna.
L’attività della commissione, ha spiegato il presidente Giuseppe Boschini, “prosegue in modo intenso. Dai numerosi incontri si può confermare che il sistema degli affidi nella nostra regione funziona, anche se sono emersi alcuni possibili elementi di debolezza: sfrutteremo le prossime settimane per approfondire la materia, con l’obiettivo di elaborare indicazioni rivolte a migliorare questo sistema”.
Dai primi incontri emerge infatti la necessità di arrivare a una legislazione chiara sulla materia per evitare discrezionalità nell’applicazione dei differenti approcci metodologici sui diversi territori. Importante, inoltre, prevedere un confronto con le altre regioni per comprendere l’entità del problema su tutto il territorio nazionale, oltre a proseguire l’approfondimento su quanto accaduto a Bibbiano.
Per Michele Facci di Fratelli d’Italia “il problema dell’approccio sbagliato al tema emerge anche in altre realtà, il fenomeno non è solo emiliano-romagnolo, questo anche per l’assenza di una regolamentazione nazionale”. E Bibbiano, ha poi rimarcato “rappresenta l’esasperazione di un metodo”. Il consigliere ha poi criticato, sullo stesso tema, le impostazioni regionali, parlando di “un Pd in difficoltà: innegabilmente suoi esponenti di vertice hanno esaltato il modello Bibbiano, un sistema oggi al centro di un’inchiesta grave”. Anche per Fabio Callori, sempre di Fratelli d’Italia, “la commissione si deve concentrare su quanto accaduto a Bibbiano”. Ogniqualvolta, ha rimarcato il consigliere, “un relatore dice chiaramente come sono andate le cose a Bibbiano c’è una levata di scudi dal Pd”. Il problema, ha poi aggiunto, “non riguarda solo il reggiano ma anche altre realtà della regione e non solo: il metodo Foti, per fare solo un esempio, è stato promosso anche nel piacentino”. Chi ha sostenuto questo sistema, ha concluso il consigliere, “deve avere il coraggio di ammettere l’errore”.
La replica è arrivata da Paolo Calvano (Pd): “Ho la sensazione che si voglia fare passare la tesi che in Emilia-Romagna c’è una maggiore propensione ad allontanare i minori dalle famiglie, oltre al fatto che verrebbero utilizzati metodi diversi rispetto alle altre regioni. Queste sono due falsità”. In Emilia-Romagna, ha rimarcato il consigliere, “non succede nulla di più di quello che accade nel resto d’Italia. I dati nazionali (ministeriali) ci dicono che nella nostra regione i minori allontanati arrivano al 2,7 per mille, mentre a livello nazionale si parla del 2,6 per mille, sostanzialmente lo stesso numero”. L’orientamento regionale, ha spiegato il consigliere, “è quello di tutelare il minore prevedendone il rientro in famiglia, l’allontanamento (applicato solo in casi straordinari) deve essere il meno traumatico possibile”. Casi analoghi a quello reggiano, ha poi ricordato Calvano, “si sono verificati in tutta Italia”.
Per il vicepresidente della commissione Igor Taruffi (Si) “è necessario analizzare anche quello che succede nelle altre regioni”. Ad esempio, ha sottolineato, “sappiamo che in Lombardia si fa affidamento alle indicazioni fornite dal Cismai, così come sappiamo che la bambina che è salita sul palco leghista di Pontida è residente in Lombardia. Sarebbe quindi utile sentire in commissione anche il responsabile dei servizi sociali della Lombardia”. Il consigliere è poi intervenuto sulla vicenda reggiana: “Sulle responsabilità individuali decide la magistratura, se accertate vanno perseguite senza esitazione”. Anche Taruffi ha poi lamentato “l’assenza di un quadro chiaro nazionale sulla materia”.
Anche per la vicepresidente Raffaella Sensoli dei Cinquestelle “è necessario comprendere la diffusione di certi metodi, capire se il problema è nazionale o solo locale”.
Per Massimiliano Pompignoli della Lega invece “quello che è successo a Bibbiano non risulta si sia verificato anche in altre parti d’Italia”. Certamente, ha aggiunto, “ci sono altre segnalazioni, anche nella nostra regione, ma non per eventi di dimensioni paragonabili a quelle reggiane”. Il nostro obiettivo, ha spiegato, “è quindi comprendere se il sistema regionale degli affidi abbia subito delle alterazioni, capire cosa non ha funzionato”.
Silvia Piccinini dei Cinquestelle è invece intervenuta sul nodo dei metodi: “Il nodo dell’approccio non può essere sciolto da noi, altrimenti la commissione andrebbe estesa anche alla Lombardia”. Lavoriamo invece “sugli aspetti che ci competono, anche per comprendere se le indicazioni fornite ai territori dalla Regione Emilia-Romagna siano state effettivamente applicate”.
Per Gabriele Delmonte (Lega) “fondamentale in questa commissione è comprendere se la colpa è dell’uomo o del mezzo, esattamente come si fa quando si devono stabilire le cause di un disastro aereo”.
Mentre per Silvia Prodi (Misto) “in queste prime settimane è emerso un tema forte, l’ostilità di una parte politica verso il Cismai, con evidenti strumentalizzazioni”. Mentre sugli obiettivi la consigliera ha parlato della “necessità di rivedere le norme sulla materia, per arrivare a una maggiore standardizzazione dei processi, che garantiscano, appunto, risposte il più possibile omogenee”.
Per Roberta Mori (Pd) “l’impegno della commissione deve essere rivolto alla tutela dei minori e delle famiglie”. Anche perché, ha sottolineato, “in Emilia-Romagna, come ha affermato lo stesso procuratore capo di Reggio Emilia, sotto inchiesta non c’è il sistema dei servizi ma ci sono delle persone”.
Ultimi commenti
Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]