Reggio. Commissari a Privata leasing, nel mirino di Bankitalia i crediti deteriorati

banca privata leasing

E’ stato probabilmente l’aumento esponenziale dei crediti deteriorati – saliti a 39,4 milioni rispetto ai 22,2 milioni dell’esercizio precedente (quasi +78%) – a spingere la Banca d’Italia ad affiancare due commissari al Cda di Banca privata leasing, l’istituto che fa riferimento alla famiglia reggiana Spallanzani attraverso Privata Holding srl (che detiene l’82,6% del capitale sociale) ed è partecipata (al 9,2%) anche da Bper.

Una decisione presa al termine dell’ispezione generale che Bankitalia ha avviato lo scorso 26 febbraio e che si è conclusa nei giorni scorsi portando, come abbiamo riferito, alla nomina dell’avvocato Maria Rosa Molino e di Paolo Alessio, banchiere esperto già commissario straordinario del Credito Sportivo, per “coadiuvare gli organi sociali nella realizzazione delle iniziative funzionali al pieno ripristino di un’operatività improntata ai principi di sana e prudente gestione”. Non un commissariamento secco e traumatico, ma un più ‘morbido’ affiancamento al Cda – seppur ‘decapitato’ dell’ad dimissionario Paolo Caroni – e dunque ora limitato al presidente Sergio Polacchini (65enne modenese ex Bsgsp ed Emilbanca) e al vice Fernando Spallanzani (rappresentante in consiglio della storica famiglia reggiana dell’acciaio dopo la scomparsa della sorella Maria Cecilia e del padre Nino) nella speranza che tutto si chiarisca presto e bene. Già, ma cosa?

Banca d’Italia, come consuetudine, quello che ha scoperto a partire da febbraio ispezionando i conti di Banca privata leasing se lo tiene per sè. Ma lo stesso bilancio di Banca privata leasing al 31 dicembre 2023 (chiusosi – va sottolineato – con un risultato netto positivo di 2,82 milioni dai 2,19 dell’anno prima, con un robusto +28,7%) non ha potuto fare a meno di evidenziare “un aumento del 77,8% dei crediti deteriorati lordi, le cui esposizioni complessive ammontano ad euro 39,4 milioni (euro 31,4 milioni al netto delle rettifiche di valore) a fronte di un saldo a fine 2022 pari ad euro 22,2 milioni (euro 15,3 milioni al netto delle rettifiche di valore)”. Un aumento che ha necessariamente comportato un aumento del “NPL ratio netto” al 5,7% a fronte del 3,0% di fine 2022 e un contestuale abbassamento del tasso di copertura dei crediti deteriorati pari al 20,3% rispetto al 30,9% dell’anno precedente.

A creare problemi, si legge ancora nel bilancio, sono stati “in particolare i crediti “scaduti deteriorati”, con una variazione pari a 18,3 milioni di euro, a fronte di un dato stabile per le sofferenze ed in diminuzione per euro 1,2 milioni per quanto riguarda le inadempienze probabili”. I leasing del comparto immobiliare – che costituiscono ben il 64,6% dei crediti deteriorati – quelli che hanno dato più grattacapi.

Sempre spulciando l’ultimo bilancio di Bpl, si evidenzia inoltre un “incremento del 56,3% rispetto al 2022 (da 643 mila a 1 milione e 5 mila euro) degli accantonamenti netti ai fondi per rischi ed oneri” ed in particolare accantonamenti netti nell’esercizio 2023 per 143mila euro “relativi ad alcune cause passive/controversie per le quali sono probabili esborsi da parte della banca”ed ulteriori 898mila euro accantonati “a fronte del rischio di estinzione anticipata (c.d. rischio “prepayment”) su crediti CQS (la cessione del quinto dello stipendio, nuova attvità intrapresa da Bpl a partire dal 2017 , ndr) detenuti in portafoglio”. In ogni caso ‘robetta’ rispetto all’aumento esponenziale dei crediti deteriorati schizzati in un anno da 22,2 a 39,4 milioni al lordo delle rettifiche di valore. Anche perché, come sottolineano i revisori di Deloitte & Touche, questi importi sono stati stimati sulla base di “rilevanti componenti discrezionali insite nella natura estimativa del valore recuperabile”. “Nella determiazione del valore recuperabile dei crediti verso la clientela deteriorati – scrivono i revisori esterni – la banca ha fatto ricorso a criteri e modalità caratterizzati da elementi di soggettività e di stima di talune variabili quali, principalmente, i flussi di cassa previsti, i tempi di recupero attesi e il presunto valore di realizzo delle garanzie, ove presenti, la cui modifica può comportare una variazione del valore recuperabile finale”. In buona sostanza: le perdite dei crediti deteriorati potrebbero (anche, ma non necessarimente) essere superiori.

Cosa sono i crediti deteriorati

Un credito diventa deteriorato quando si ritiene improbabile che il debitore (un’impresa in difficoltà finanziaria, una persona che ha perso il lavoro o un commerciante che ha perso clienti) rimborsi il prestito oppure se sono trascorsi oltre 90 giorni dal termine entro il quale il debitore avrebbe dovuto rimborsare le rate prestabilite. I crediti deteriorati sono un elemento fisiologico dell’attività bancaria, di leasing o di prestito, rientrando purtroppo nell’ordinario i casi sopra citati, a maggior ragione in “una situazione congiunturale particolarmente complessa per effetto di una forte inflazione e le relative conseguenti decisioni di politica monetaria, della guerra in Ucraina e della guerra tra Israele e Hamas”, come ricorda ill bilancio Bpl.

Ovviamente, i prestiti di cattiva qualità devono essere contenuti al minimo livello, gravando su banche e società di leasing in due modi: indebolendo la redditività, visto che generano perdite, ma anche limitandone l’operatività, visto che per essere pronte ad affrontare queste eventuali perdite le banche devono effettuare accantonamenti, sottraendo risorse all’erogazione di nuovi prestiti (o alla copertura di perdite, che in questo caso non ci sono stanti i quasi 3 milioni di utile registrati da Privata leasing nel 2023).

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