Il libro, strutturato a dialogo – frutto del secondo incontro fra Pannitti, esperto formatore e conoscitore del metodo di Coaching, e Brescianini, monaco camaldolese e teologo – ti dice una cosa tutt’altro che scontata: per raggiungere un obiettivo (lasciando perdere i sogni), che sia pratico e/o spirituale, occorre faticare. Chi dice il contrario è un venditore di aria fritta. La realtà, scrivono gli autori, è superiore all’idea. Sacrosanto. E per stare nella realtà del mondo, sviluppando il nostro potenziale, occorre faticare. Nel silenzio.
Dunque, avere un libro così fra le mani ti fa sentire subito meglio, perché può spingerti a scoprire la tua strada. Ognuno, naturalmente, ha la sua e per trovarla occorrerebbe meditare sulla famosa (e, perché no?, misteriosa) iscrizione scolpita sul pronao del tempio di Apollo a Delfi “Conosci te stesso”. Ed è questo l’invito che gli autori rivolgono ai lettori attraverso un «allenamento» eterodosso alla vita spirituale utilizzando la pratica del Coaching, introdotto in Italia nel 2000 «come strumento adottato dalle organizzazioni multinazionali a supporto delle prestazioni dei manager». C’è un intenso aroma socratico e della maieutica. Non so se sono fuori strada, ma si potrebbe intravedere, abbozzata, in un dialogo fra il Colonnello (Lee Van Cleef) e il Monco (Clint Eastwood) in “Per qualche dollaro in più” in cui riprendeva un aforisma di Oscar Wild: «Le domande non sono mai indiscrete. Lo sono, talvolta, le risposte». Domande, che nel metodo del Coaching evolutivo, non le pone il maestro ma il Coachee (il Cliente), il Discepolo, nel nostro caso, a se stesso sul cammino della spiritualità in base all’obiettivo che si è posto. Al Coach, infatti, non interessa l’obiettivo del Coachee ma «la focalizzazione del Coach – afferma Pannitti – per tutta la sessione è solo ed esclusivamente incentrata sul Coachee in quanto persona e sul suo potenziale». Sessioni che sono tre (Esplorazione, Elaborazione, Esecuzione) una volta superata la “Sessione zero”, quella in cui si mettono le basi per le fasi successive.
La contaminazione di un percorso spirituale – che nei Padri del deserto, in Ignazio di Loyola, troviamo esplicitato un metodo consolidato – con una pratica “laica” quale il Coaching consente, secondo Brescianini, di «recuperare anche nella cristianità [una] visione positiva» ossia ribaltando il rapporto maestro/discepolo mette al centro la «libertà della persona». «Il Coaching – prosegue il monaco – è un cammino di libertà e di liberazione, così come il percorso spirituale». Se la centralità della teologia cattolica è il peccato originale – «una colpa che si è tramandata lungo la storia» – ossia insiste sulla parte negativa che sono i peccati, in realtà, sostiene il teologo camaldolese, «ci dimentichiamo che, ancor prima del peccato originale, c’è una volontà originaria di Dio che ha creato tutte le cose buone e l’essere umano molto buono». Infatti lo «spirito è un attitudine e non una competenza» perché lo Spirito «non si sa da dove viene né dove va». Il percorso spirituale attraverso la pratica concreta del Coaching ha il compito di predisporre il Coachee/Discepolo a «riposizionare lo sguardo avanti a sé» consapevole che la «realtà è superiore all’idea».
C’è un altro passaggio molto forte nella riflessione di Brescianini e che sembra andare controcorrente rispetto alla spiritualità cristiana più diffusa: L’esperienza cristiana non bisogna vederla come una risposta ma in essa occorre «cogliere le domande che ci sono all’interno di questa esperienza spirituale».
Proprio perché la pratica non è seconda a nessuno, al termine del libro il lettore troverà una serie di schede che concretizzano quanto sostenuto nel testo.
A questo punto, perché sono alla fine della recensione, non so dire se mi sono incartato oppure se sono riuscito a far cogliere in queste poche righe la complessità, o meglio la fatica che un cammino spirituale, sostenuto nel nostro caso da una pratica “laica”, sempre richiede a ciascuno di noi.
(Natale Brescianini, Alessandro Pannitti, Coaching per la vita Spirituale, San Paolo, Milano 2019, pp. 191, 20,00 euro, recensione di Glauco Bertani).
Si ringrazia la Libreria del Teatro, via Crispi 6, Reggio Emilia
Colonna sonora:
BILL HALEY, Rock Around The Clock
BRUCE SPRINGSTEEN, No Surrender
LED ZEPPELIN, Stairway To Heaven
Ultimi commenti
Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]