Lettera a Maurizio Landini: chi decide cosa si insegna a scuola?

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Gentile Maurizio Landini,

per protestare contro quello che è avvenuto alla professoressa di Palermo, sospesa e multata dalla Digos per non aver censurato una ricerca di alcuni suoi studenti che facevano similitudini tra le leggi razziali del ’38 e i decreti anti-immigrazione di Salvini, non crede anche lei – come lo scrittore Christian Raimo – che oltre a scrivere una bella lettera di solidarietà e vicinanza alla professoressa (come ha fatto il segretario della Flc-Cgil) sarebbe stato importante proclamare uno sciopero generale?

In realtà, infatti, è tutto il corpo docente della scuola pubblica italiana che, ormai da anni, è costretto a subire offese, attacchi, umiliazioni.

La scuola pubblica italiana è sempre più distante da quella di cui si parla nella Costituzione. In questi anni c’è un attacco violento nei confronti non solo dei docenti, della loro libertà di insegnamento, ma della stessa idea di scuola pubblica. Della sua gratuità, per esempio. Almeno per la scuola dell’obbligo.

I tagli ai fondi e al personale stanno procedendo da quasi due decenni in assoluta continuità nonostante si siano succeduti governi di segno diverso. Questa, come lei certo saprà, è la sola costante.

Se prima di ogni elezione si parla della scuola pubblica come cuore della democrazia, da almeno venticinque anni dopo ogni elezione quel cuore viene tranquillamente gettato via dalle stesse persone che ne hanno parlato come motore e tratto distintivo della democrazia. Cara Flc-Cgil e sindacati vari, la verità è che i docenti italiani in questi anni sono stati lasciati assolutamente soli.

Anche da voi sindacati.

Basti pensare all’ultima vicenda dello sciopero del 17 maggio contro la regionalizzazione dell’istruzione: è stato rimandato in nome di promesse e rassicurazioni che non hanno assolutamente nulla di chiaro e di concreto da parte del governo in carica. Tanto è vero che l’averlo rimandato ha creato malumore e divisione anche all’interno della stessa Flc-Cgil.

E questo quando solo qualche giorno fa lei stesso, segretario generale Maurizio Landini, invocava e sembrava inaugurare una nuova unità sindacale tra le organizzazione confederali.

No, non ci siamo. Di fronte allo smantellamento progressivo della scuola pubblica italiana le organizzazione confederali della scuola hanno voce solo per denunciare facili indignazioni.

Nella scuola pubblica il pensiero critico degli studenti non dovrebbe essere considerato un’offesa dalle istituzioni. Giusto.

Ma occorre pur dire qualcosa su quelle famose competenze europee che, da anni, non prevedono sia presente il pensiero critico degli studenti. Occorre schierarsi con chiarezza contro la Scuola Azienda, ma anche contro la Buona Scuola e quella Meritocrazia che ne rappresentano l’esatta continuità.

E contro le prove Invalsi.

Così si sta avvelenando e affondando definitivamente la scuola pubblica italiana. È vero, non è la Digos che deve decidere cosa insegnare agli studenti. Ma allora chi? Un ente economico come l’Ocse? O l’Invalsi che si rifà alle prove Ocse? O i politici? Che fine hanno fatto i pedagogisti?

Grazie dell’attenzione e dell’eventuale risposta.

Giuseppe Caliceti