Mercoledì 20 novembre il teatro Ambra Jovinelli di Roma ha ospitato l’assemblea nazionale dei delegati di Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm-Uil, alla quale ha partecipato anche un folta delegazione reggiana. All’analisi della situazione del settore metalmeccanico del Paese, dove la crisi dell’industria è ormai considerata a tutti gli effetti una crisi di carattere generale per il sistema produttivo italiano, è seguita la richiesta dell’assemblea dei delegati metalmeccanici ai sindacati di lanciare una mobilitazione generale per il settore che possa arrivare fino a uno sciopero generale confederale.
Una richiesta condivisa anche dai tre segretari territoriali di Fim, Fiom e Uil di Reggio Giorgio Uriti, Simone Vecchi e Jacopo Scialla, presenti all’assemblea romana: “Ancora una volta crediamo che senza la mobilitazione dei lavoratori, senza la partecipazione diretta delle persone che per vivere devono lavorare, non sia possibile affrontare le tante crisi che oggi al Ministero del lavoro restano irrisolte. Notiamo un aumento delle ore di cassa integrazione e dell’utilizzo di ammortizzatori: per questo è necessario che il governo attuale intervenga per ripristinare quel sistema di tutela che nel 2012 fu cancellato dall’allora governo Monti”.
Per i tre segretari delle tute blu reggiane “l’Italia non è mai uscita del tutto dalla crisi del 2009, e la ragione è che i consumi non crescono a causa della stagnazione dei salari e che le imprese e lo Stato non investono. Per questo riteniamo necessario rinnovare tutti i contratti, non solo quello dei metalmeccanici, riconoscendo aumenti salariali superiori all’inflazione. E chiediamo alle imprese maggiori investimenti, a partire da quelli su prevenzione salute e sicurezza, perché nel 2019 non si può morire di lavoro con incidenti uguali a quelli di 50 anni fa. Il governo non può più stare a guardare”.
Nel frattempo, come si legge nel documento licenziato dall’assise nazionale, le tre sigle di categoria si sono impegnate “a costruire iniziative, manifestazioni territoriali e nazionali” a partire dalla siderurgia e a seguire su tutti i settori (automotive, elettrodomestici, informatica e installazioni) per sostenere la vertenza nazionale verso le istituzioni e il sistema delle imprese, “per l’occupazione e il rilancio, attraverso gli investimenti nei settori strategici, del futuro dell’Italia in Europa e nel mondo”.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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