E’ ancora sciopero alla Cobo di Cadelbosco, ed è ancora alta l’adesione alla mobilitazione comunicata dal sindacato e dalle Rsu.
Il 90% degli operai dello stabilimento ha infatti incrociato le braccia per l’intera giornata di oggi, arrivando così a 21 ore di sciopero agite a causa del persistente diniego dell’azienda nel riconoscere un accordo di secondo livello per l’anno 2020.
“E’ un anno complesso per questa azienda, che nella prima parte dell’anno ha sofferto parecchio dal punto di vista dei ricavi – spiega Stefano Baisi, della Fiom di Reggio Emilia – per questo i lavoratori erano disposti anche ad un accordo ponte che traghettasse la contrattazione al 2021, ma l’azienda da subito ha innalzato un muro incomprensibile, costringendo i lavoratori a scioperare”.
Inoltre, in queste ultime due settimane i lavoratori somministrati in produzione sono passati da 13 a 30 unità, una crescita che il sindacato valuta in maniera ambivalente.
“Da un lato l’ingresso di questi operai in più dimostra che l’azienda sta andando molto meglio, e quindi non si capisce perché non si renda disponibile ad una mediazione – spiega la Fiom -. Dall’altro lato si potrebbe supporre che stiano sostituendo i lavoratori che scioperano, ma se fosse così sarebbe gravissimo, un passo indietro di sessant’anni”.
In queste settimane i lavoratori della Cobo di Cadelbosco hanno fermato la produzione almeno una volta ogni due giorni, con stop improvvisi, anche brevi, per affermare la necessità di trovare un accordo dignitoso.
“Se per avere un accordo ponte i lavoratori devono scioperare significa che la retorica sulla contrattazione aziendale tanto di moda nell’establishment del nostro Paese è solo fuffa – chiosa Simone Vecchi Segretario Fiom di Reggio Emilia -. Quest’ulteriore vicenda ci dimostra che non esiste una reale disponibilità alla contrattazione di secondo livello da parte della Confindustria”.
Nei prossimi giorni i lavoratori della Cobo si riuniranno in assemblea e valuteranno come procedere con la vertenza. E’ facile prevedere però che se l’intransigenza aziendale verrà confermata i lavoratori alzeranno l’asticella delle richieste.
“Se dopo 21 ore di sciopero, in cui i lavoratori hanno perso salario, un’azienda non è in grado di proporre una mediazione, significa che non si rispettano i lavoratori – conclude Baisi – . Noi come sempre auspichiamo che ritorni un clima sereno, ma nessuno in fabbrica ha voglia di essere trattato come un suddito, la dignità delle persone viene prima di tutto”.
Ultimi commenti
Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]