Lunedì 6 giugno, in occasione del 208° anniversario della fondazione dell’Arma dei carabinieri, il comandante provinciale dei carabinieri reggiani ha voluto ricordare nel suo discorso il caso di Saman Abbas, la ragazza di 18 anni di origine pakistana svanita nel nulla (e mai più ritrovata) nella notte tra il 30 aprile e il primo maggio del 2021 da Novellara, dopo essersi opposta a un matrimonio combinato in patria che era stato organizzato per lei dai suoi genitori.
Un caso che “più di ogni altro ha scosso la coscienza della nostra comunità”, ha ricordato il colonnello Andrea Milani, precisando che le ricerche del corpo della giovane “rimangono una priorità”.
Lo scorso 17 maggio il giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Reggio Dario De Luca, accogliendo le richieste della procura reggiana, che ha coordinato le indagini, ha disposto il rinvio a giudizio per tutti e cinque gli imputati, accusati a vario titolo di sequestro di persona, omicidio premeditato in concorso e soppressione di cadavere. Tre di questi sono già stati arrestati e sono attualmente detenuti nel carcere di Reggio: lo zio della ragazza, Danish Hasnain, considerato l’esecutore materiale del delitto; il cugino Nomanhulaq Nomanhulaq, rintracciato e arrestato lo scorso 14 febbraio in un appartamento del centro di Barcellona, in Spagna; Ijaz Ikram, un altro cugino, fermato nel giugno del 2021 in Francia mentre tentava di raggiungere la Spagna.
Sono ancora latitanti, invece, Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, i genitori della diciottenne, che sono fuggiti in Pakistan all’indomani della scomparsa della figlia: sono entrambi destinatari di un mandato di cattura internazionale. Secondo l’accusa i parenti della ragazza avrebbero agito per punire Saman, che voleva ribellarsi alle tradizioni di famiglia e andarsene di casa per vivere con il suo fidanzato. La prima udienza del processo è stata fissata per il 10 febbraio del 2023.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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