Venerdì 21 agosto, con una conferenza stampa al Caffè del Teatro di Reggio, Fratelli d’Italia ha rinnovato la richiesta di dimissioni rivolta al procuratore capo di Reggio Marco Mescolini, da giorni sotto attacco dopo la pubblicazione sulla stampa della trascrizione di una parte del lungo scambio di messaggi via WhatsApp intercorso nel 2018 tra lo stesso Mescolini e Luca Palamara, l’ex consigliere del Consiglio superiore della magistratura attualmente indagato a Perugia per corruzione (secondo l’accusa avrebbe esercitato pressioni relative alle nomine dei vertici di alcuni uffici giudiziari italiani). Al centro delle chat proprio la nomina dello stesso Mescolini alla guida della procura reggiana, ufficializzata il 4 luglio di quell’anno.
Il coordinatore cittadino di Fratelli d’Italia Marco Eboli ha chiesto al procuratore “non uno, ma due esami di coscienza” sulla sua nomina: “La scelta di Mescolini di avvalersi della facoltà di non rispondere sui quesiti posti è la reale sostanza di quelle poche righe concesse alla stampa”.
Eboli ha chiesto anche “che fine avesse fatto quell’inchiesta avviata su quasi tutti i dirigenti comunali reggiani, la prima tranche uscita ufficialmente prima del ballottaggio, la seconda conosciuta pubblicamente per volontà di Mescolini solo dopo le elezioni amministrative, quando aveva convocato una conferenza per comunicare alla città che le indagini erano precedenti al ballottaggio, ma rese note per scelta politica solo dopo le consultazioni elettorali al fine di non turbarle”.
Mescolini, dal canto suo, ha sempre sostenuto di non aver mai sollecitato nessuno per la sua nomina. “Evidentemente allora le intercettazioni uscite sui giornali erano favole”, ha replicato Eboli durante la conferenza stampa: “Eppure ci risulta che abbia ringraziato, esultante, Palamara. Scopriamo purtroppo, e non da oggi, che la magistratura è in preda alle correnti politiche. È difficile altresì credere che le correnti, almeno quelle più forti, non si siano spartite le procure”.
Durante la mattinata Eboli ha ricordato anche l’intervista del gip di Ragusa Andrea Grasso, secondo il quale le nomine dei raccomandati dovrebbero essere annullate in base al codice etico della magistratura, citando inoltre l’ex deputato dei Ds per tre legislature on. Antonio Soda, “magistrato che, una volta finita la sua carriera parlamentare, abbandonò la magistratura e abbracciò l’avvocatura, perché riteneva che al termine di un incarico politico sia impossibile essere percepiti come indipendenti nell’amministrare la giustizia”.
Nel caso di Mescolini, ha sottolineato Eboli, “è la prima volta che il coinvolgimento in politica di un magistrato viene considerato curriculum positivo: ora sappiamo che per nomine come quella di Mescolini diventa una nota di merito in un governo di centrosinistra. Per molto meno di quello che sta avvenendo sul caso Palamara e Mescolini ci sono stati ministri che si sono dimessi”.
Ospite dell’appuntamento con i giornalisti anche il dirigente di Forza Italia di Parma Giovanni Paolo Bernini, che ha presentato il suo libro “Storie di ordinaria ingiustizia”, che racconta la sua odissea giudiziaria e personale nel maxi-processo Aemilia contro la ‘ndrangheta.
“Ci vogliono ben due gradi di giudizio perché il leader del pool della Direzione distrettuale antimafia di Bologna, il pm Mescolini, nonostante la bocciatura del gip che nega l’arresto, nonostante la bocciatura del Tribunale delle libertà, cui fa ricorso contro la negazione dell’arresto, e soprattutto nonostante la piena assoluzione per entrambe le ipotesi di reato già nel processo di primo grado, ricorre in appello contro la decisione della mia assoluzione e chiede un secondo grado di giudizio”, ha ricordato Bernini. “Un altro processo, un’altra assoluzione per entrambi i reati, e sono definitivamente scagionato dalle due pesantissime accuse”.
Nel frattempo, tuttavia, “la mia vita pubblica e personale ne esce a pezzi”, ha spiegato lo stesso Bernini: “In Italia c’è una magistratura che, anche se talora con tempi troppo lunghi, si esprime attraverso le sentenze con grande serietà e attenta ricerca di giustizia, ma vi sono altresì magistrati che, alla ricerca di una personale visibilità mediatica, volta ad agevolarne la carriera, calpestano la storia e la dignità delle persone”.
Il libro di Bernini ripercorre le vicende di Aemilia attraverso le intercettazioni telefoniche e le documentazioni raccolte dalle forze dell’ordine, ma per l’autore “ciò che non è mai stato chiarito è perché, a fronte della documentazione raccolta dall’Arma dei Carabinieri che coinvolge in più episodi numerosi esponenti del Partito Democratico, non ci sia stato nemmeno un avviso di garanzia nei loro confronti”.
Anche Bernini, infine, si è associato nel chiedere le dimissioni di Mescolini: “Dottor Mescolini, si dimetta. Colui che fa il consulente di bandiera non dovrebbe più poter giudicare persone di un altro colore politico”.
Ultimi commenti
Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]