Caro energia e guerra, cala l’industria

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Un’indagine rapida del Centro studi di Confindustria stima per il mese di maggio una flessione dell’1,4 della produzione industriale nazionale, che segue quella dell’1% registrata ad aprile. Nel secondo trimestre dell’anno si avrebbe quindi una contrazione acquisita del -0,6% rispetto al 1° trimestre, in cui si era già registrato un calo di -0,9% rispetto al trimestre precedente. A compromettere le attese per il secondo trimestre c’è anche il calo degli ordini, ad aprile di -0,3% e a maggio di -0,1%.

A determinare questa situazione sono il rialzo dei costi dell’energia e alle difficoltà di approvvigionamento, acuiti dalle operazioni militari russe in Ucraina. Difficilmente migliorerà nel secondo trimestre: “Le attività industriali – spiega il Centro studi – sebbene in maniera differenziata settorialmente, risentono infatti del susseguirsi di rincari energetici e, conseguentemente, del persistente rialzo dei costi produttivi. Ciò contribuisce a rendere l’andamento della produzione industriale estremamente volatile”.

“Le indicazioni provenienti dalle diverse indagini degli ultimi mesi – tira le somma il Csc – restituiscono un quadro negativo. Il deterioramento del clima di fiducia delle imprese manifatturiere (da 109,9 a 109,3 a maggio, in diminuzione per il 6° mese consecutivo) e il peggioramento nei giudizi sugli ordini e sui livelli di produzione (in progressivo calo rispettivamente da dicembre e gennaio) influiscono negativamente sull’attività produttiva delle aziende e sulle loro aspettative future”.

Difatti, un’elevata percentuale delle imprese ritengono che “l’insufficienza di impianti e/o materiali” sia il principale ostacolo alla produzione, insieme alla “scarsità di manodopera qualificata” e a “vincoli finanziari”, in vista soprattutto del prossimo rialzo dei tassi della Banca centrale europea.

A corroborare il pessimismo degli imprenditori c’è il rallentamento del Purchasing Managers Index (Pmi), l’indicatore economico mondiale fondato su indagini condotte mensilmente su un gruppo di aziende accuratamente selezionate che rappresentano le economie mondiali principali e quelle in via di sviluppo: a maggio scende dal 54,5 a 51,9.

“Il prolungarsi della fase di incertezza dovuta al conflitto contribuisce a rendere le condizioni dell’industria italiana ancora estremamente deboli e fortemente sensibili alla volatilità degli andamenti congiunturali che caratterizzano l’attuale contesto economico internazionale”, scrive in conclusione il Centro studi di Confindustria.