Il caro energia è diventato inevitabilmente un tema centrale in queste ultime settimane di campagna elettorale prima delle elezioni politiche del 25 settembre. Il direttivo di Azione Reggio Emilia, in una lunga nota, ha ripercorso le tappe che hanno portato a questa situazione ricordando che “sono trascorsi cinquant’anni dalla creazione (era il 23 luglio del 1952) della Ceca, la Comunità europea del carbone e dell’acciaio, seme per una futura unione economica europea reale. L’importanza del carbone è in discesa (dai circa 500 milioni negli anni Settanta ai 90.000 attuali) per la sua elevata capacità inquinante, anche se la valida esperienza con la Ceca non è sfociata in una società energetica europea comunitaria, così come abbiamo visto nel settore salute con il Covid e come in tutti gli altri”.
Oggi ci troviamo, secondo l’articolazione reggiana del partito di Matteo Renzi, con un’Unione Europea “di fatto solo monetaria con l’euro, e incipienti accordi sparsi nella finanza, nella sicurezza, ecc. L’operatività reale della comunità richiede sempre più la presenza di una vera unione politica, che potrebbe avere una soluzione confederale, tipo Stati Uniti o Svizzera, e avere finanche un esercito europeo. Questo si nota nell’affrontare le varie difficoltà che la dinamica degli avvenimenti che il tempo ci fornisce, prendendo come esempio i problemi dell’immigrazione extra-europea e ultimamente quelli energetici”.
“In sintesi, purtroppo siamo nella situazione in cui ogni nazione continua ad affrontare i problemi con l’antica ottica della “nazionalità”, limitando ovviamente soluzioni opportune e durature. Il Parlamento europeo dovrà trasformarsi sempre più da struttura burocratica, dove tra l’altro la rappresentatività di ogni nazione è a volte discutibile, in un luogo più a contatto con i cittadini europei e con le loro esigenze. Senza togliere i meriti e vantaggi alla UE, non dobbiamo dimenticare che è nell’approccio giornaliero ai problemi che notiamo le reali difficoltà a trovare soluzioni idonee: uno di questi, attuale, è nella decisione sorprendente dell’Opec della riduzione di 100.000 barili giornalieri per mantenere il prezzo del greggio” (tre mesi fa il prezzo era di 92,78 dollari/barile, oggi è arrivato a 99,17 dollari).
Commenti importanti, secondo Azione Reggio, “non se ne sono visti. Ricordiamo che Opec ha 14 membri e 10 associati, e tra questi la Russia è molto importante; quindi è sicuramente la Russia che, approfittando della sua posizione di secondo produttore mondiale e dell’influenza su molti paesi dell’associazione, ha spinto verso questa decisione. La situazione energetica europea dovrebbe trovare attiva collaborazione della maggioranza dei paesi amici membri dell’Opec, quindi non diminuire la produzione ma aumentarla, garantendo o forse diminuendo il prezzo, che permetterebbe all’Europa di avere sufficiente quantità energetica ma anche prezzi stabili (ad esempio la benzina, il gasolio e i derivati)”.
“Dobbiamo fare udire la nostra voce, europea, per fermare questa evidente aggressione economica russa. Non dimentichiamo che il petrolio fornisce un 35% dell’energia mondiale, ovviamente con il suo fardello di componenti inquinanti, ma non facilmente sostituibile nell’immediato”. A fronte di tutto questo, Azione Reggio ha concluso evidenziando una domanda: “Se lo Stato centrale stanzia fondi per ridurre il prezzo del gas, non sarebbe anche il caso che i gestori (partecipati dagli enti locali) contribuiscano di conseguenza per la loro parte a ridurre i guadagni calmierando da subito le tariffe?”.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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Continuano gli straordinari successi elettorali dell'area riformista liberaldemocratica,che si ostina a schierarsi sempre indissolubilmente nel campo del centrosinistra senza mai beccare nemmeno un consigliere,cosi' come […]