Sono complessivamente sette, secondo quanto si apprende da fonti dell’amministrazione penitenziaria, i detenuti provenienti dal carcere di Modena morti. Tre nello stesso penitenziario modenese e altri tre dopo i trasferimenti in altre strutture carcerarie: a Parma, Alessandria e Verona.
Oltre ai morti, altri detenuti sono stati portati in ospedale dopo la rivolta scoppiata a Modena, nel carcere di Sant’Anna. Sei sono considerati più gravi, portati nei pronto soccorsi cittadini e di questi quattro sono in prognosi riservata, terapia intensiva. Lo spiega l’Ausl di Modena in un bollettino. In tutto sono 18 i pazienti trattati, in gran parte per intossicazione. Ferite lievi anche per tre guardie e sette sanitari.
Domenica 8 marzo nel carcere modenese è scoppiata una imponente rivolta per le limitazioni dovute all’emergenza coronavirus.
La procura di Modena ha aperto un’inchiesta: resistenza a pubblico ufficiale e violenza privata sono i reati ipotizzati. Allo stesso tempo sono in corso indagini per chiarire le cause della morte dei detenuti all’interno della casa circondariale. La violenta protesta era stata innescata dalle limitazioni mirate al contenimento della diffusione del coronavirus. La casa circondariale modenese è stata seriamente danneggiata e oltre 100 detenuti sono stati protagonisti della rivolta: incendi di materassi e lancio di oggetti agli agenti di polizia penitenziaria. In corso il trasferimento della maggior parte dei detenuti, 530 quelli totali, in altre strutture.
La rivolta nelle scorse ore si era accesa a Salerno, Modena, Napoli, Pavia e Frosinone, ma anche Vercelli, Alessandria, Foggia e Reggio Emilia. L’onda lunga del coronavirus arriva nelle carceri italiane e si trasforma in protesta, quando non in aperta rivolta. Il fatto più grave è accaduto a Modena, dove un detenuto è morto durante in circostanze che sono da chiarire. Nel primo pomeriggio i detenuti, protestando per le misure di prevenzione per il Covid-19, si erano barricati nell’istituto della città emiliana. Due agenti sono rimasti lievemente feriti nelle fasi più concitate, prima che il personale del carcere – una ventina tra poliziotti e sanitari – fosse fatto uscire. Sul posto è arrivato anche il prefetto, assieme alle forze di polizia che si sono schierate di fronte alla struttura da cui è stato visto uscire del fumo, probabilmente a causa di un incendio di materassi. Poi, in tarda serata, la notizia della morte del detenuto. Secondo il Sap, il sindacato della polizia penitenziaria, i carcerati “chiedono provvedimenti contro il rischio dei contagi” spiega il segretario Aldo Di Giacomo. La sospensione dei colloqui, prevista dalle misure anti-coronavirus, è alla base della protesta nel carcere napoletano di Poggioreale, dove alcuni detenuti sarebbero saliti sui muri del cosiddetto ‘passeggio’, nella zona interna del penitenziario. Parallelamente, al di fuori del carcere, c’è stata la protesta dei parenti dei carcerati, anche loro per lo stesso motivo. Indulto, amnistia o arresti domiciliari ciò che hanno chiesto per i loro familiari reclusi, bloccando anche il passaggio dei tram. La protesta è rientrata nel tardo pomeriggio.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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Continuano gli straordinari successi elettorali dell'area riformista liberaldemocratica,che si ostina a schierarsi sempre indissolubilmente nel campo del centrosinistra senza mai beccare nemmeno un consigliere,cosi' come […]