Il cane vive con l’uomo da migliaia e migliaia di anni: abbiamo percorso tanta strada insieme, eppure mai come in questi ultimi anni ci siamo accorti di quanto poco lo conoscessimo.
Il cane da caccia, il cane da guardia, il cane pastore, il cane da compagnia, il cane sempre visto in funzione dei nostri bisogni. L’editoria cinofila concentrata sulle razze, l’allevamento e l’addestramento, i veterinari concentrati sulla salute.
E gli etologi? Per gli etologi fino a 20 anni fa il cane non era interessante. Troppo “domestico” e dipendente dall’uomo, troppo modificato rispetto al suo progenitore lupo per poter svelare qualcosa di utile sul comportamento animale. A dispetto di Darwin, che sviluppò la teoria dell’evoluzione per selezione naturale basandosi non solo sui fringuelli delle Galapagos, ma molto sullo studio degli animali domestici, tra cui il cane della tranquilla campagna inglese.
Negli anni Novanta la svolta: si rileggono i lavori di Scott e Fuller in una luce nuova scoprendo che sappiamo davvero poco della relazione cane-uomo, delle sue caratteristiche, della sua unicità. Ai ricercatori ungheresi dell’Università di Budapest via via si aggiungono etologi europei e americani, che focalizzano la loro attività di ricerca sulle capacità cognitive sociali del cane, sull’attaccamento all’uomo, sull’espressione degli stati emotivi.
Si accumula un corpus di conoscenze scientifiche che inizia a circolare anche negli ambienti degli educatori cinofili, che così modificano l’approccio all’educazione del cane basandolo sulla costruzione di una relazione di cooperazione e affetto più che su una relazione di dominanza-subordinazione.
Nasce nel frattempo una nuova specializzazione medico-veterinaria, quella che in maniera spicciola viene chiamata psicologia animale o più propriamente medicina comportamentale. Il medico veterinario si approccia ai disturbi o alle patologie comportamentali con un metodo nosologico, ossia classificando le malattie dandogli un nome e un cognome.
La diffusione del cane come animale da compagnia anche in città ha generato la necessità per i proprietari di comprendere sempre meglio il loro beneamato animale, anche per evitare la manifestazione di comportamenti ritenuti inadeguati in un contesto cittadino.
Il cane, d’altra parte, vive in un ambiente in cui non può manifestare liberamente molti dei suoi comportamenti naturali e quindi è importante, per il suo benessere ed equilibrio psichico, che il proprietario sappia come rapportarsi a lui, quali sono i suoi bisogni etologici e come poterli soddisfare anche con attività ludiche o sportive alternative.
Affidarsi a persone che abbiano una seria preparazione professionale e scientifica è il primo passo verso la costruzione di un corretto rapporto che negli anni ci arricchirà di emozioni, ricordi e soddisfazioni profonde. Infine non è da dimenticare l’importanza del cane negli interventi assistiti con animali, sia a livello educativo sia a livello terapeutico, che trovano sempre più spazio e importanza.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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