Calexico, una scossa di energia dal palco del teatro Valli

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Calexico, una scossa di energia positiva. Apre la serata Brian Lopez, musicista di Tucson – la stessa città dove si sono formati i Calexico – infatti, è membro della band, in cui suona la chitarra. Un musica, la sua, non molto lontana dalle inclinazioni del gruppo madre. Per chi ama il genere, da ascoltare. Breve pausa tecnica e poi tocca a loro: Joey Burns, voce e chitarra; John Convertino, batteria e percussioni; Sergio Mendoza, tasteriere e percussioni; Jacob Valenzuela, tromba, tastiere e vibrafono; Martin Wenk fisarmonica, chitarre, synth e tromba e il già citato Lopez. I Calexico, in breve.

Joey Burns, come prima Lopez, saluta in italiano… E poi le prime note di “Suken Waltz” scaldano il pubblico che inzia a muoversi sulle poltrone di velluto rosso. La scaletta (vedi foto) comprende venti canzoni, la maggior parte delle quali fanno parte dell’album “Feast Of Wire” del 2003.


Sul palco i brani live pulsano con maggior intensità rispetto a quelli incisi in sala di registarzione ed è un crescendo di ritmo fra rock e ballate desertiche, fra tex mex e spruzzate jazz. Ma come sempre in un concerto live ci sono le soprese. Ed è cosi che “Not even SN” diventa, non a caso, “Love will tear us apart” dei Joy Division. I due testi hanno un sentimento in comune: un senso di abbandono esistenziale Il ritmo poi accelera con “Guero Canelo” e con “Crumble” si “jazza” con la tromba di Valenzuela mentre con “No Doze” si parte per lo spazio, non si bene quale però.

Short break. Il pubblico li richiama sul palco. Ecco allora la delicata “Fortune Teller” e poi altri tre pezzi. Altra pausa (encore). E con “Cumbia de donde” e “Crystal Frontier” che chiudono il concerrto del “Feast Of Wire Tour”, dopo quasi due ore di musica, il composto pubblico della platea del Teatro Valli è tutto in piedi ad accompagnare il ritmo. Così come quello dei palchi e dei loggioni. Tutti lì a muoversi, con prudenza, al suono della band americana.