Doveva essere semplicemente l’omaggio della società emiliana, che aveva pensato di inserirlo simbolicamente sulla distinta della partita alla voce “allenatore” per mostrare tutta la vicinanza della squadra e della dirigenza in questo momento difficile; e invece domenica 25 agosto, a sorpresa, l’allenatore del Bologna Sinisa Mihajlovic si è seduto regolarmente in panchina allo stadio Bentegodi di Verona per guidare i rossoblù nella prima partita del campionato di calcio 2019-2020 di Serie A – nonostante il tecnico serbo sia ancora alle prese con le cure all’ospedale Sant’Orsola di Bologna, dove sta completando il primo ciclo di chemioterapia per combattere la leucemia diagnosticatagli lo scorso luglio.
La fama di guerriero indomito Mihajlovic l’ha sempre avuta, prima da giocatore e poi da allenatore: ma questa volta, a soli 40 giorni di distanza dalla drammatica conferenza stampa durante la quale annunciò a tutto il mondo la sua malattia, la battaglia che ha deciso di combattere è personale, oltre che sportiva. Il tecnico del Bologna ha colto tutti in contropiede, anche i suoi giocatori: “Ce l’aveva promesso, ma quando l’abbiamo visto in albergo non potevamo crederci”, ha raccontato il centrocampista Andrea Poli.
Anche le voci che fino all’ultimo circolavano sull’eventuale presenza di Mihajlovic a Verona parlavano di una scelta precauzionale che avrebbe dovuto prevedere una cabina con schermo appositamente dedicata al tecnico serbo, quanto meno per evitare rischiosi contatti proprio nei giorni della delicata cura: Mihajlovic, invece, ha atteso che tutti gli altri entrassero in campo ed è uscito dal tunnel degli spogliatoi per sedersi in panchina.
Vistosamente dimagrito, il volto segnato dalle cure, un cappellino in testa per coprire gli effetti del primo ciclo di chemio al quale si è appena sottoposto, un cerotto appena visibile sotto la tuta e il braccialetto del suo reparto ospedaliero al polso sinistro sono stati i segni più evidenti della presenza della malattia, che tuttavia non ha scalfito il carattere determinato del tecnico, pronto a scendere in campo all’esordio della stagione per dare forza – lui – alla squadra. D’altronde a luglio lo aveva promesso: “Le mie non sono lacrime di paura, lotterò come sempre e la giocherò in attacco”: e così sta facendo.
“Sinisa ha dimostrato di essere un paziente esemplare. Ha fatto tutto quello che gli è stato detto e consigliato, non si è mai sottratto ai consigli”: così lo descrive il professor Michele Cavo, direttore del reparto di ematologia dell’ospedale Sant’Orsola di Bologna, parlando con l’agenzia di stampa Ansa.
Ricostruendo il percorso che ha portato Mihajlovic a seguire la squadra dalla panchina già dalla prima gara di campionato, Cavo ha spiegato che giovedì scorso l’allenatore serbo “aveva manifestato un suo fortissimo desiderio di essere in campo”. Venerdì, secondo la ricostruzione del medico, sono stati verificati ulteriori segnali di miglioramento, “allora gli ho detto di organizzare, ma che mi sarei riservato di dargli l’ok finale tra sabato e domenica”.
Mihajlovic “è stato ligio alle raccomandazioni che gli avevo dato: ha indossato la mascherina quando era in macchina con l’autista. Il consiglio che gli avevo dato era di presentarsi in campo a viso scoperto senza nessuna precauzione, visto che lì i rischi sarebbero stati inferiori”.
“Devo dare merito al paziente, che ancora una volta è stato scrupoloso e si è attenuto perfettamente alle raccomandazioni”, ha aggiunto il primario, “e posso anche ritenere che quello di Verona non sia un episodio isolato, e mi riferisco alla possibilità di essere in campo”. Non si esclude, quindi, che il mister del Bologna possa tornare in panchina guidando la squadra rossoblù in occasione di altri match della stagione.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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