Br, dopo 49 anni Azzolini alla sbarra

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A fine settembre, dopo circa mezzo secolo, a Torino andrà in scena il processo sui fatti di Cascina Spiotta (Alessandria), dove il 5 giugno del 1975 l’appuntato dei carabinieri Giovanni D’Alfonso morì in uno scontro a fuoco con alcuni brigatisti che avevano sequestrato e nascosto lì l’imprenditore (re dello spumante) Vittorio Vallarino Gancia.

Tra gli imputati il reggiano di Casina, Lauro Azzolini, l’ex ideologo delle Br, Renato Curcio (allora marito di Margherita, detta Mara, Cagol, morta nello scontro a fuoco), Mario Moretti (ex capo Br), Pierluigi Severino Zuffada.

La difesa di Lauro Azzolini in una memoria ha osservato che le intercettazioni in questione sono già state dichiarate non utilizzabili dal giudice che ha respinto l’arresto e ne aveva chiesto la inutilizzabilità anche in aula.

“C’avevamo vent’anni, non eravamo addestrati, se vuoi fare la guerra, falla bene”. Sarebbe questa per i magistrati l’intercettazione dell’ex brigatista rosso Lauro Azzolini la svolta per risolvere un mistero mai scalfito per quasi cinquant’anni, quello dello scontro a fuoco alla Spiotta.

Come il dialogo con un altro Br (siamo nel marzo 2023) che per i magistrati suona come una sorta di confessione da parte di Lauro Azzolini: “La Mara aveva il mitra in mano. Ma non l’ha mica usato. Questa era Robin Hood. Io ero dentro la macchina. Quando l’ho visto, to to to, lei è stata ferita nel braccio, a un certo punto è venuta fuori. Io cado e nella botta ho perso la pistola”. In un’altra intercettazione, Azzolini è con un amico che gli chiede: “eri con la Mara?”. L’amico di Azzolini è stato sentito come testimone: “Mi disse che appena sentì dei colpi corse a nascondersi nel fossato, che Mara Cagol era stata uccisa con un colpo professionale sparato sotto l’ascella”.

Nello scontro a fuoco alla Cascina Spiotta (il 5 giugno ’75), oltre al militare perse la vita anche Margherita, detta Mara, Cagol, moglie di Renato Curcio, con cui fu tra i fondatori della Brigate rosse, e vennero gravemente feriti il tenente Umberto Rocca e il maresciallo dei carabinieri Rosario Cattafi.

 



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