Nel 2021 l’Emilia-Romagna ha confermato il primato nazionale sul fronte dell’export pro capite, che lo scorso anno è stato pari a 16.319 euro per abitante: quasi il doppio rispetto alla media italiana (8.715 euro per abitante), e il dato più alto tra tutte le regioni e le province autonome. Secondo i dati dell’Istat, tra gennaio e dicembre scorsi l’Emilia-Romagna ha esportato beni e servizi per un totale di 72,4 miliardi di euro, ben 10,5 miliardi in più rispetto all’anno precedente (+16,9%) e 5,8 miliardi in più (+8,7%) rispetto al 2019, ultimo riferimento pre-pandemia.
Nonostante questo, l’impennata continua dei costi energetici e la mancanza di materie prime stanno già causando il fermo di alcune aziende in diversi settori, a partire dal distretto ceramico e dal settore agroalimentare, impattando negativamente sul potere d’acquisto delle famiglie, “con conseguenze durissime su occupazione e ripresa”, come ha sottolineato il presidente della Regione Stefano Bonaccini.
Per il governatore dell’Emilia-Romagna “serve un Recovery Plan europeo dell’energia, piani d’acquisto e stoccaggio comunitari, l’intervento dell’Unione Europea per fermare la speculazione finanziaria; e poi aiuti e sgravi a imprese e famiglie da parte del governo, l’aumento della capacità di produzione degli impianti di gas, semplificazione e corsie preferenziali per investimenti in energia pulita e nelle rinnovabili”.
La pace in Ucraina e l’accoglienza di chi scappa dalla guerra “vengono al primo posto”, ha concluso Bonaccini, “insieme a tutto ciò che va fatto per salvaguardare il lavoro e non fermare le manifatture”.
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