Bonaccini riunisce i “suoi” parlamentari, la Malavasi si smarca

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Pur perdendo pezzi (in particolare dall’area dei “neo ulivisti” tra cui la parlamentare reggiana Ilenia Malavasi, riferisce il Corriere della sera) Stefano Bonaccini rilancia e, in questo teso weekend in casa Pd in vista della seclta dei capigruppo di Camera e Senato, chiede alla neosegretaria Elly Schlein entro lunedì «un nuovo confronto e una nuova proposta complessiva» perché, come ha detto ai suoi, «l’unità del partito dipende da noi, ma ovviamente almeno altrettanto da Elly».

Questo il succo del discorso tenuto dal governatore della Regione Emilia-Romagna, fresco sconfitto al congresso Pd, ai “suoi parlamentari” nel corso della riunione alla quale però, riferisce il Corriere, “non ha preso parte un ampio gruppo di parlamentari che aveva sostenuto Bonaccini: da Marco Meloni ad Anna Ascani, da Enrico Borghi a Matteo Mauri, da Ilenia Malavasi a Lorenzo Basso”. Bonaccini insiste nel chiedere che «il passaggio delle elezioni dei capigruppo dem sia vissuto senza divisioni», dopo aver registrato “nei giorni scorsi e anche in queste ore diversi malumori” sulle proposte fatte da Schlein: i fedelissimi Francesco Boccia per il Senato e Chiara Braga — tendenza Franceschini — per la Camera. «Non è mai successo prima, i gruppi sono autonomi, persino Renzi si tenne Speranza, e Letta, che invece cambiò, non impose nessun nome: a Montecitorio ci fu la conta tra Serracchiani e Madia. Eppoi la Braga è alla quarta legislatura ed è sempre stata in segreteria con qualsiasi leader. Che rinnovamento è?», erano stati i commenti più frequenti nel gruppo che aveva appoggiato Stefano Bonaccini al congresso, riferisce sempre il Corriere.

«Dopo il positivo passaggio dell’assemblea nazionale del 12 – ha detto Bonaccini – sarebbe assolutamente auspicabile che anche i prossimi passaggi si svolgessero in un clima di unità e collaborazione. È quello che si aspetta la nostra gente ed è un elemento che fa bene all’immagine del Pd, finalmente in campo. Il fatto che si torni a discutere di noi per quello che pensiamo, proponiamo e facciamo anziché per le nostre vicissitudini interne è cruciale. Per questo ho chiesto alla Segreteria di preservare lo spirito e le modalità inaugurate all’assemblea nazionale: lì ho detto che non mi sento minoranza e che voglio dare una mano a rafforzare il Pd a tutti i livelli, anche condividendo responsabilità. Dipende da noi ma ovviamente dipende almeno altrettanto dalla segretaria».