Alla commemorazione del 79^ anniversario della strage di civili antifascisti reclusi a Fossoli ha partecipato anche il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini. “Dal 1942 al 1944 a Fossoli furono rinchiusi oltre 7mila uomini e donne, molti partiti per non tornare più- ha ricordato Bonaccini – Avversati per la loro fede, la loro etnia o il loro credo politico. Sempre qui, nel 1944 i nazifascisti uccisero 67 persone provenienti da tutta Italia, in alcuni casi giovanissimi: c’erano socialisti, cattolici e comunisti, c’erano operai e commercianti, militari e imprenditori, poveri e benestanti. Ad accumunarli, il coraggio di chi ha dato la vita per opporsi al regime nazifascista. La loro fu una resistenza irriducibile, per questo furono vittime di un massacro pianificato con efferatezza. A chi mi chiede se ha senso rammentare ogni anno queste vicende io ripeto che non solo ha senso, ma diventa tanto più necessario quanto più passa il tempo. Ricoprirono i corpi di quei martiri con calce viva perché volevano cancellarli, e invece noi li ricorderemo sempre: facciamo e continueremo a fare Memoria su chi scelse la libertà e la democrazia, sulla Resistenza e la lotta partigiana i cui valori sono le fondamenta della Costituzione repubblicana, sulle vittime dell’immane tragedia della Shoah”.
Il presidente ha voluto poi sottolineare il ruolo della legge regionale sulla Memoria del Novecento, con la quale la Regione finanzia attività e progetti di ricerca, formazione e divulgazione di istituti storici, enti e fondazioni, Comuni, realizzati soprattutto con scuole. Lo stesso Campo Fossoli negli anni è stato destinatario di alcuni contributi regionali e nazionali, anche grazie agli accordi con il ministero dei Beni culturali e la Presidenza del Consiglio dei ministri, per il ripristino e la valorizzazione della struttura, con l’obiettivo appunto di fare luogo di Memoria.
“La storia di Fossoli- ha aggiunto Bonaccini- non è solo italiana, ma europea. L’idea che in democrazia ci siano avversari e non nemici, l’idea che la coesione e la solidarietà siano fondamentali per superare i momenti difficili nascono anche qui, dal sacrificio di quegli uomini e delle persone che vi sono state prigioniere. L’Unione Europea ha fatto suoi questi principi, mostrando di esserci vicina anche adesso dopo l’alluvione, dicendosi pronta, con la presidente Ursula Von der Leyen, ad attivare il fondo di solidarietà europeo, come fece dopo il sisma. Per questo li ringraziamo. Per un’Europa che vogliamo sia dei popoli e delle comunità”.
Campo Fossoli
Il campo sorse nel 1942 per volontà del ministero della Guerra del Regno d’Italia per raccogliere soldati e sottufficiali alleati catturati nel nord Africa dal luglio 1942 all’8 settembre 1943. La mattina del 9 settembre, dopo la firma dell’armistizio, fu occupato militarmente dai tedeschi, che deportarono i prigionieri in Germania. La Repubblica Sociale di Salò ne fece un campo di concentramento per ebrei italiani e stranieri e per oppositori politici: da Fossoli partivano i convogli destinati ad Auschwitz, Mauthausen, Buchenwald e altri lager nel nord Europa. E dopo l’avvio voluto dalla Rsi, nei mesi successivi arrivarono anche le SS.
La vicina Cibeno, il 12 luglio 1944, fu scenario di una strage: nel poligono di tiro 67 prigionieri politici furono fucilati sull’orlo di una fossa, colmata con i loro cadaveri, riempita di calce viva e immediatamente occultata. I funerali furono celebrati il 24 maggio 1945 nel Duomo di Milano: la prima celebrazione di condanna del regime nell’Italia liberata. Nel dopoguerra diversi furono gli usi del campo di Fossoli: dopo un primo periodo come prigione per fascisti e collaborazionisti, divenne sede della comunità di Nomadelfia per orfani e poi Villaggio San Marco per esuli giuliani. Fino alla chiusura nel 1970.
Grazie all’Ue per averci e tenerci coinvolti in una sporca guerra con cui non abbiamo niente a che vedere.