Christian Boltanski, tra i colossi dell’arte contemporanea, è morto all’età di 76 anni: è quanto si legge sul sito internet del quotidiano francese, Le Figaro. Boltanski era nato il 6 settembre 1944. Sua l’installazione al Museo per la Memoria di Ustica di Bologna che circonda i resti del DC9 abbattuto il 27 giugno 1980.
I Teatri di Reggio Emilia. Christian Boltanski ha trasformato la memoria in arte.
Ha trasformato anche il teatro Valli in un luogo ancor più magico di quanto già non fosse con quella sua installazione “Tant que nous sommes vivants”, che qui tutto il Teatro ricorda ancora con un affetto che sfiora la venerazione.
La pensò a Reggio Emilia, nell’anno 2005, assieme a Jean Kalman, a Franck Krawczyk, seduti a un bar di piazza Prampolini. E l’installazione tornò nel 2012. E fu di nuovo una meraviglia.
Tant que nous sommes vivants è stato un progetto a metà strada fra installazione e teatro musicale che ha invaso ogni spazio agibile del Teatro trasfigurandolo profondamente, un dentro che diventava un fuori, fra inusitate atmosfere e vivide evocazioni. Un percorso visivo e immersivo, avvolgente ed emozionante che parlava della condizione umana. Un teatro di invenzione, dove i “personaggi” seguivano un percorso narrativo astratto, fatto di rimandi e suggestioni visivo-sonore: un’opera lirica “itinerante”.
Macchine per la nebbia, neve che cadeva, oggetti vari, attrezzeria teatrale, effetti luce, petali di fiori, fieno, sparsi in più punti all’interno del teatro. Lo spettatore che entrava nell’atrio doveva trovare il proprio percorso: salire verso le sale del ridotto, oppure accedere ai corridoi, affacciarsi ai palchi, raggiungere il palcoscenico, tornare sui propri passi, liberamente, fino a sazietà. Nel suo peregrinare incontrava una banda musicale, musicisti, attori, misteriose presenze, una cantante. La musica pervadeva tutti gli spazi integrandosi con gli elementi visivi e spaziali, e trasformando il Teatro Valli in qualcosa di unico.
Ma tuttora, Boltanski fa parte del Teatro di Reggio: quelle “svoboda” (luci), quella scritta “Aperto” , poi diventata il logo ufficiale del festival, è un particolare di quella indimenticabile installazione, che in ogni istante – e da oggi ancor di più – ci ricorderanno di un Grande, amico dei Teatri e della nostra città.
(foto di Alfredo Anceschi)
Lo staff del MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna ricorda con affetto e stima le numerose occasioni in cui ha avuto l’emozionante privilegio di collaborare con l’artista francese.
Boltanski ha sempre mantenuto un forte legame con la nostra città: fu protagonista della mostra antologica Pentimenti a Villa delle Rose nel 1997, in occasione della quale lasciò al museo l’opera Les Regards, appositamente realizzata in omaggio ai partigiani commemorati al Sacrario di Palazzo d’Accursio; autore dell’installazione permanente A proposito di Ustica presso il Museo per la Memoria di Ustica nel 2007, una delle opere d’arte contemporanea più suggestive e amate presenti a Bologna; nuovamente protagonista del progetto speciale Anime. Di luogo in luogo. Christian Boltanski a lui dedicato dalla città di Bologna nel 2017; nel 2018, infine, fu insignito della Laurea honoris causa in Discipline storiche dall’Università degli Studi di Bologna.
Il Consiglio di Amministrazione, la Direzione e tutto lo staff dell’Istituzione Bologna Musei lo ricordano con rimpianto e commozione per la sua grande generosità umana e per la capacità di evocare con le sue opere – talvolta con toccante profondità, talvolta con delicata ironia – l’inestricabile intreccio tra i grandi eventi storici, la fragilità delle vite individuali e i processi di trasmissione della memoria.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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