Nella mattinata di mercoledì 26 ottobre a Bologna attivisti e attiviste del Collettivo universitario autonomo (Cua) hanno occupato Casa Felicini-Giovannini, un palazzo storico risalente al XV secolo situato in via Oberdan, in pieno centro. Il gesto è stato rivendicato dal collettivo felsineo, che ha spiegato di aver agito per denunciare il caro-affitti e la scarsità di alloggi per studenti e lavoratori precari.
L’edificio ha una superficie di oltre 500 metri quadrati, suddivisa su tre piani, ed è di proprietà dell’Università di Bologna, che lo ha ricevuto in seguito a una donazione, ma è in disuso da molti anni. Nel 2019 fu messo all’asta dall’ateneo, con una base di partenza fissata a oltre 1,3 milioni di euro, rimanendo tuttavia invenduto.
“In un momento di crisi economica come quello presente è letteralmente uno scempio che stabili come questo rimangano alla polvere e al disuso, mentre in tante e in tanti non troviamo casa, non riusciamo a permetterci i prezzi di questa città, ci troviamo costretti a una vita di stenti e privazioni”, ha detto il collettivo Cua commentando l’occupazione.
“Oggi diciamo basta a tutto questo. Oggi continua la nostra pretesa di vita bella. Oggi entriamo in questo stabile e non usciremo prima che l’università si prenda le responsabilità politiche sulle nostre vite, finché non verrà pubblicamente qui a trattare con noi, finché non adibirà questo palazzo all’emergenza abitativa, gratuitamente. Fino a quando lo stabile non verrà aperto dall’Unibo come complesso di case per la popolazione universitaria, noi rimarremo qui dentro. Senza dare valore a promesse o prese di impegno fumose, rimanendo qui a garanzia che il posto non resti ancora inutilizzato”.
Per i consiglieri comunali della Lega bolognese Francesca Scarano, Giulio Venturi e Matteo Di Benedetto, però, “la misura è colma: il sindaco Lepore e la sua giunta prendano una posizione forte sul tema delle occupazioni abusive. Più l’amministrazione si presenterà permissiva e più gli episodi di questo genere aumenteranno, come stanno dimostrando le cronache degli ultimi periodi. Verso gli occupanti identificati dalla Digos servono misure punitive e prese di posizioni chiare da parte delle istituzioni locali. Occorre al più presto ripristinare le regole della convivenza civile, perché il problema del caro-affitti e della scarsità di alloggi non si risolve usando la forza e generando un danno economico alla comunità. Chi ripagherà per i danneggiamenti di proprietà private, come lo stabile in via Serlio, che è di proprietà pubblica? Il tema abitativo resta fondamentale e abbiamo già sollecitato Lepore e la sua giunta a mettere a disposizione il patrimonio comunale attualmente in disuso, ma non possiamo tollerare che passi l’idea che chi non rispetta la legge possa fare ciò che vuole, a discapito dei cittadini corretti”.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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