Blitz contro la ‘ndrangheta in Emilia, 16 fermi

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Nuovo duro colpo alla ‘ndrangheta in Emilia-Romagna: all’alba di martedì 25 giugno, infatti, la squadra mobile della polizia – su ordine della Direzione distrettuale antimafia di Bologna – ha fatto scattare l’operazione “Grimilde” eseguendo una serie di arresti nei confronti di presunti appartenenti ai clan calabresi che da tempo sono infiltrati nella regione e che risultano storicamente legati alla cosca Grande Aracri di Cutro.

Tra le 16 persone finite in manette ci sono anche il presidente del consiglio comunale di Piacenza Giuseppe Caruso, esponente di Fratelli d’Italia e funzionario dell’Agenzia delle Dogane, il boss Francesco Grande Aracri (già condannato per associazione mafiosa e residente a Brescello, in provincia di Reggio) e i figli Salvatore e Paolo. Gli arrestati sono accusati a vario titolo di associazione di stampo mafioso, estorsione, tentata estorsione, trasferimento fraudolento di valori, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, danneggiamento e truffa aggravata.

L’inchiesta, affidata al pubblico ministero Beatrice Ronchi, riguarda complessivamente 72 indagati e ha portato all’esecuzione di un centinaio di perquisizioni effettuate da 300 poliziotti nelle province di Bologna, Modena, Reggio, Parma, Piacenza e Crotone nei confronti di soggetti non destinatari di alcuna misura cautelare ma considerati comunque collegati in qualche modo alla cosca.

L’operazione “Grimilde” ha comportato anche un sequestro preventivo disposto dalla Dda di Bologna su beni – tra società, beni mobili e immobili, attività commerciali, locali di ristorazione e conti correnti bancari, per un controvalore di alcuni milioni di euro – riconducibili ai principali esponenti del gruppo criminale.



Ci sono 2 commenti

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  1. Marco d'ambra

    È vergognoso ormai queste cose sono scandalosamente normalità. Questo paese é morto e questa organizzazione diabolica chiamata ‘ndrangheta é padrone di tutta la penisola con la complicità di molti politici…. Triste…

  2. frederic bastiat

    Purtroppo temo che non sia un caso che le associazioni malavitose abbiano scelto Reggio Emilia per insediarsi e prosperare.
    Mi pare infatti che i gangli più significativi delle amministrazioni locali operino secondo una visione scandalosamente punitiva della legittima proprietà privata e della libertà di impresa. Ciò falcidia coloro che onestamente e laboriosamente, con fatica, in modo onesto e trasparente, cercano passo dopo passo di creare realtà economiche che durino nel tempo, con vantaggio di tutti. Tale desertificazione artificiale operata dalle amministrazioni, comune di Reggio in testa, giova intrinsecamente alla malavita, a cui non par vero di trovare un alleato che le “prepara il terreno” per acquisizioni a basso costo di beni e attività.


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