Lo ha twittato lunedì scorso un saggio come Pierluigi Castagnetti: prima di ritirare le querele al Movimento 5 Stelle, su Bibbiano “si potevano chiedere le scuse”.
Castagnetti esercita una libertà intellettuale sconosciuta o comunque impraticabile per le nuove generazioni di dirigenti dem e proprio grazie ad essa riesce ancora a farsi ascoltare. Perché qualcuno che resti stupefatto dinanzi alla stipula di un’alleanza anche territoriale con i grillini ancora c’è, nonostante si sia tutti distratti dal Covid, dalla crisi economica e dalle finali di Europa League. E non tutti sono disposti a cancellare con un tratto di penna anni di insulti personali e politici (“Pidioti”, “mafiosi”, “ladri”, e soprattutto “partito di Bibbiano”).
Proprio su Bibbiano è indispensabile oggi una riconsiderazione della vicenda alla luce dell’accordo tra democratici e Cinquestelle.
A seguito di una furibonda campagna politico-mediatica tesa ad accreditare la tesi accusatoria della procura, con tanto di commenti pubblici del pm Marco Mescolini (poi successivamente accusato di voler minimizzare i fatti), la vicenda giudiziaria è sparita dalle cronache per diventare marginale o addirittura ininfluente.
Così nessuno o quasi sa che la prima udienza per disporre o meno il rinvio a giudizio delle 24 persone accusate dalla procura di Reggio è fissata per il 30 ottobre 2020. E che, di conseguenza, ad oggi nessuna accusa può essere considerata attendibile, a meno che la barbarie non si sia sostituita allo stato di diritto.
A osservare i fatti si direbbe tuttavia che sì, la barbarie ha vinto. Pochi in Italia conoscono Bibbiano come tranquillo paese della provincia emiliana il cui profilo più noto lo identifica come culla del formaggio grana. Neppure oggi, a dire il vero, Bibbiano è riconosciuto come luogo geografico. È piuttosto vissuto come un luogo immaginario abitato da orchi e malfattori che sfogano i loro infami istinti su bambini sfortunati e innocenti. Il simbolo stesso dell’orrore, dunque, reso ancor più terribile dalla supposta copertura dei fatti da parte dei servizi sociali e in ultima istanza dallo stesso stato.
Poco più di un anno fa l’allora capo politico dei 5Stelle Luigi Di Maio prometteva che mai e poi mai avrebbe stretto accordi con il “partito di Bibbiano”. Ora che con il Pd ha stretto non solo un accordo ma un’alleanza strategica sarebbe interessante chiedergli conto di quelle parole. È ciò che, in sostanza, Castagnetti ha chiesto non a Di Maio ma al Pd: che almeno si ottengano le scuse, dopo anni di offese. Invece no.
Il cinismo come regola di queste classi dirigenti contemporanee presuppone l’afonia degli elettori, degli iscritti, di ciò che resta della militanza. Bibbiano e i servizi sociali della Val d’Enza sono l’emblema del male assoluto. Il Pd non ha voglia di contestare questa tesi e sacrifica un pezzo di se stesso a prescindere dalle conclusioni. Bibbiano non merita una battaglia improntata al garantismo, che pure sarebbe un caposaldo della dottrina del socialismo liberale. Anzi: in funzione dell’alleanza con i grillini, quel sistema può essere abbandonato al suo destino.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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