E’ il Parco delle caprette, ma da un anno non ha più…le caprette. Non ha nemmeno più i pony, altra grande passione per i bambini. Nel giugno 2022 è infatti scaduta la convenzione con il Laboratorio Lesignola di Canossa. Il Comune di reggio Emilia ha fatto un nuovo bando, ma è andato deserto.
La cooperativa sociale avrebbe anche lasciato gli animali ma – e qui la colpa non è tanto del Comune – purtroppo i tanti reggiani grandi e piccoli che da sempre frequentano il parco, hanno troppo spesso ignorato le raccomandazioni degli operatori. E a ogni ora del giorno hanno lanciato ogni genere di cibo agli animali. Con il risultato – ha spiegato il Laboratorio Lesignola alla Gazzettadi Reggio – che gli animali, in particolare i pony, hanno accusato diversi problemi metabolici. Per tutelare la loro salute, meglio dunque riportarli a casa. lasciando desolantemente deserta la piccola stalla.
Il comitato Monte Cisa, con un cartello affisso alla staccionata, annuncia a breve il ritorno delle caprette “in un contesto più idoneo e confortevole”. Si vedrà. Nel frattempo il Parco delle caprette rimane senza caprette.
Un controsenso, certo, ma anche un’altra occasione mancata per un’area tra le più amate dai reggiani che potrebbe diventare – davvero con poco – un piccolo Lichtentaler Allee di Baden Baden.
Le “Caprette” – come le chiamano i reggiani – ha infatti una superficie di 28.000 mq ed era originariamente percorsa dal greto del Ttrrente Crostolo, che l’attraversava per tutta la lunghezza formando una grande ansa alla quale si accedeva tramite un’antica carrareccia (l’attuale via Monte Cisa), utilizzata da secoli dai birocciai per l’approvigionamento di sabbie, ghiaie e ciottoli di fiume. A partire dagli anni ’50, molte famiglie provenienti dalle campagne si trasferirono in zona iniziandovi la costruzione di numerose abitazioni; negli stessi anni si costituì anche il Comitato di autogestione della via, che successivamente ebbe un ruolo decisivo nella nascita del parco. A metà degli anni ’60 il processo insediativo poteva considerarsi ultimato con la presenza di un consolidato sistema abitativo che tuttavia era esposto alle piene del torrente. Come purtroppo avvenne – nella notte tra l’8 e il 9 giugno 1973 – allagando l’area di via Monte Cisa, arrecando gravissimi danni e causando la morte di due residenti, Adelmo Foroni e Gina Germini.
Dopo quella tragedia le autorità, sollecitate dal Comitato, provvidero ad allontanare il corso d’acqua incanalandolo in un nuovo alveo direttamente incentrato sul ponte di San Pellegrino. La grande quantità di terra derivata dagli scavi venne utilizzata per colmare il vecchio greto dando così origine all’attuale parco. Il Comitato di autogestione accolse la proposta di introdurvi cavalli nani e caprette, che hanno sempre costituito l’attrattiva principale del parco.
Ultimi commenti
Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]