Si è appena conclusa la prima udienza del processo a Patrick Zaki presso il tribunale di Mansura, in Egitto. È durata poco più di cinque minuti e lo studente egiziano dell’università di Bologna ha preso la parola lamentando in sostanza di essere stato detenuto oltre il periodo legalmente ammesso per i reati minori di cui è accusato adesso. Patrick Zaki resta dunque in carcere, l’udienza è aggiornata al 28 settembre.
Si aperto oggi il processo per lo studente egiziano dopo 17 mesi di detenzione cautelare con le accuse di diffusione di false notizie, un’accusa che potrebbe costargli una multa o la reclusione fino a cinque anni o entrambe le cose. Come riferiscono fonti sul posto contattate dall’agenzia Dire, Zaki sembra “stare bene”, i capelli “sono più lunghi e raccolti in un codino”.
“Ovviamente siamo preoccupati, la vicenda è veramente sorprendente, per non dire surreale. Speriamo che le cose possano trovare una loro composizione al più presto e mi auguro che tutte le istituzioni possano lavorare in tal senso”. Così Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia-Romagna, commenta il rinvio a giudizio di Patrick Zaki a margine dell’inaugurazione del nuovo data center del Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine (European center for medium-range weather forecasts – Ecmwf). “In chi come noi si batte per la sua liberazione, per il suo ritorno a poter studiare qui a Bologna, c’è preoccupazione, inquietudine. Speriamo che tutto possa risolversi al meglio”.
“Come 19 mesi fa, Patrick è a Mansura e Bologna ritorna in piazza. Abbiamo sperato che non ce ne fosse bisogno ma ci tocca. Ci saranno tante persone come l’8 febbraio del 2020 a Bologna in piazza Maggiore a chiedere ‘Free Patrick Zaki'”. Così Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia annuncia un flashmob per stasera nel capoluogo emiliano, città dove Patrick frequentava un master europeo presso l’Alma Mater.
Si apprende inoltre che sono presenti in aula anche rappresentanti diplomatici delle ambasciate al Cairo di Italia, Germania, Canada e Unione europea, oltre ad alcuni membri della sua famiglia.
Il rinvio a giudizio per lo studente egiziano dell’Università di Bologna è scattato dopo che il giudice ha accolto l’impianto accusatorio della procura, fondato su un articolo che il ricercatore ha pubblicato per una testata online nel 2019, in cui denunciava abusi e violenze subite dalla minoranza copto-cristiana in Egitto.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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