Le sigle sindacali reggiane Cgil, Cisl e Uil e le relative categorie provinciali del settore pubblico hanno fatto appello alle istituzioni per convocare un tavolo di confronto sulla situazione dell’Asp Don Cavalletti di Carpineti, in provincia di Reggio, chiedendo di mantenere totalmente pubblica la casa residenza per anziani, la cui gestione passerà a breve all’azienda speciale consortile Teatro Appennino.
Ripensare a una gestione diretta dell’azienda di servizi alla persona e a una reinternalizzazione del nucleo (gestito attualmente dalla cooperativa Ancora) e dell’assistenza domiciliare (gestita da Coopselios), ma anche al potenziamento dei servizi con il centro diurno: è con questa convinzione che i sindacati hanno partecipato al tavolo tecnico aperto dai sindaci dell’Unione Montana per individuare la miglior soluzione gestionale. Per Cgil, Cisl e Uil quelle da continuare a perseguire sono le linee d’intervento e di razionalizzazione che, seppur finora applicate solo in parte, hanno consentito di giungere al pareggio di bilancio e di mantenere in attivo gli ultimi esercizi.
“Volutamente ci distacchiamo dalla polemica nata tra il sindaco Borghi e i rappresentanti della minoranza del comune di Carpineti, ma non comprendiamo le motivazioni che sottendono alle polemiche sul rallentamento del percorso decisionale in questi anni. Al contrario è stata la presidenza dell’Asp che ha disatteso numerose richieste di incontro”.
I sindacati, tuttavia, non hanno chiuso la porta, rivendicando anzi la necessità di aprire tavoli tecnici di confronto sul futuro dei lavoratori dell’Asp Don Cavalletti anche davanti ai dati sulla riduzione dei posti letto. “Si tratta di 72 persone che potrebbero perdere il lavoro e che chiedono il rispetto dei diritti contrattuali”: 20 dipendenti diretti dell’Asp, 26 dipendenti della cooperativa Ancora, 21 dipendenti dell’agenzia Osmosi, tre di Coopservice e due di Cirfood.
Che la situazione generale non sia pacificata lo dimostrano anche le bandiere sindacali che sventolano nel giardino della struttura di Poiago, a segnalare che i problemi legati all’organizzazione della struttura non sono ancora risolti.
“Senza voler fare un lungo elenco – hanno aggiunto Cgil, Cisl e Uil – ricordiamo i 21 dipendenti dell’agenzia Osmosi, tra infermieri e operatori sanitari, ancora in attesa di due mensilità stipendiali, i 20 dipendenti dell’Asp che non percepiscono la produttività dal 2019 e la mancanza di personale di direzione e amministrativo di riferimento”.
“Riteniamo che le scelte che stanno adottando i rappresentanti politici del territorio, sindaci e Unione Montana, rispetto al destino della struttura debbano essere accompagnate dalla presenza sindacale, anche nel rispetto di quanto contenuto nel Patto regionale per il lavoro e per il clima, che ben sottolinea l’importanza dell’interazione e della collaborazione tra enti e sindacato. Le scelte che verranno fatte saranno determinanti non solo per il futuro della struttura in termini di livello qualitativo dei servizi alla popolazione anziana, ma anche per la tenuta occupazionale”.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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