Corruzione, turbativa d’asta e bandi pubblici che sarebbero stati confezionati su misura per favorire imprese aggiudicatarie. Sono le accuse, a vario titolo, contestate a 26 tra dirigenti e funzionari del Comune di Reggio Emilia nella chiusura dell’inchiesta ‘Re Cleaning’ condotta dalla Guardia di finanza e coordinata dai pm Valentina Salvi, Giulia Stignani e Giacomo Forte. Gli avvisi emessi sono stati notificati dalle Fiamme Gialle dopo che a giugno 2019 erano scattate perquisizioni negli uffici del municipio e negli studi di professionisti indagati: all’epoca erano 15 le persone avvisate dell’indagine.
Nella mattinata di oggi 15 settembre, i militari del nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Reggio Emilia, nell’ambito di un’articolata indagine sulla gestione di alcuni appalti pubblici, hanno notificato, su delega della Procura della Repubblica di Reggio Emilia, 26 avvisi di conclusione delle indagini preliminari , emessi nei confronti, tra gli altri, di dirigenti e funzionari del Comune di Reggio Emilia.
Gli avvisi sono stati emessi sull’esito di complesse investigazioni iniziate nel 2016 e sviluppate, prima, in ordine a fatti di istigazione alla corruzione a carico di un Giudice della Commissione Tributaria Provinciale di Reggio Emilia, già dirigente del Servizio Legale del Comune di Reggio Emilia.
In particolare, è emerso che l’indagato, quale relatore nella C.T.P., in un primo episodio ha sollecitato la consegna di 15mila euro per compiere un atto contrario ai doveri d’ufficio, accogliendo il ricorso di un imprenditore avverso, l’avviso di accertamento notificato dalla locale Agenzia delle Entrate. In una seconda occasione, l’indagato ha sollecitato la gratuità delle prestazioni inerenti a lavori di meccanica da svolgersi sulla propria autovettura, con l’intento di favorire indebitamente l’impresa nella definizione della relativa pendenza tributaria con l’ufficio finanziario.
Nel prosieguo degli accertamenti di polizia giudiziaria sono state accertate ulteriori condotte delittuose poste in essere dal medesimo soggetto e da altri dirigenti e funzionari pro-tempore del Comune di Reggio Emilia che, in concorso tra loro, hanno turbato il procedimento amministrativo di predisposizione dei bandi di gara dell’Ente locale, allo scopo di condizionare la scelta del contraente da parte della pubblica amministrazione.
Le irregolarità, confermate anche dall’esito della consulenza tecnica di due periti nominati dall’Autorità Giudiziaria, hanno riguardato gli appalti di molteplici settori, per un valore complessivo di circa 27 milioni di euro, i cui bandi sono risultati “confezionati su misura”, onde ostacolare la partecipazione dei potenziali candidati e favorire indebitamente le imprese aggiudicatarie.
Tra questi il più rilevante è senza dubbio il bando di gara europea indetto nel 2016 per un valore stimato di oltre 25 milioni di euro, con il quale l’Ente locale ha proceduto all’individuazione del contraente cui affidare per otto anni i servizi di “gestione della sosta a pagamento su aree pubbliche e di uso pubblico; gestione del trasporto scolastico (servizio scuolabus); gestione dei servizi di controllo ZTL e AP; gestione del servizio di bike-sharing” del Comune di Reggio Emilia, con possibilità di eventuale proroga tecnica. Si è trattato di un maxi-bando con la predisposizione di requisiti ad hoc, molto restrittivi in relazione a ciascun servizio, tanto da rendere indispensabile la partecipazione alla gara di un’organizzazione di aziende già ben strutturata, così alterando la procedura ad evidenza pubblica e favorendo l’unico soggetto partecipante che, poi, è risultato essere l’aggiudicatario.
Un secondo bando analizzato nel corso delle indagini ha riguardato l’affidamento, nel 2017, del servizio di ripristino delle condizioni di sicurezza stradale compromesse a seguito del verificarsi di incidenti stradali, del valore complessivo stimato in circa 950 mila euro, a fronte di una durata potenziale del contratto di 6 anni e mezzo. In dettaglio, il procedimento amministrativo di scelta del contraente è stato alterato attraverso l’aggiudicazione dell’appalto ad un consorzio (già gestore del servizio) in cambio della definizione bonaria di una controversia per presunti crediti vantati nei confronti dell’Ente locale da una società consorziata. Parallelamente all’accordo transattivo illecito, si è registrata la manipolazione dei punteggi per far risultare, quale primo classificato nella graduatoria di gara, il menzionato consorzio, a danno degli altri candidati.
Analoghe condotte sono state poste in essere nell’ambito della procedura per l’affidamento della gestione di un nido d’infanzia sul territorio comunale, per il triennio 2016-2019, per un importo a base di gara di circa 850 mila euro.
In questo caso, gli indagati hanno artatamente proceduto all’esclusione del primo classificato, attraverso la predisposizione di motivazioni ad hoc, allo scopo di poter dichiarare anomala l’offerta economica presentata, così determinando l’aggiudicazione al secondo classificato (già gestore del servizio).
Un ulteriore bando “confezionato su misura” è quello afferente al disciplinare di gara del 2016 per la ricerca di due avvocati e l’affidamento dell’appalto di servizi legali, per un periodo di 12 mesi e un valore complessivo di 60 mila euro.
In questa circostanza, la procedura ad evidenza pubblica è stata alterata prevedendo, per l’accesso, un requisito professionale particolarmente stringente rispetto allo specifico oggetto del contratto d’appalto, così limitando
artificiosamente la concorrenza e favorendo i due candidati predesignati.
Con riferimento, poi, alla gara di affidamento del servizio di consulenza e brokeraggio assicurativo, per un valore di 300 mila euro, sono stati scoperti ulteriori fatti di corruzione da parte dell’allora dirigente del Servizio Legale del
Comune di Reggio Emilia, il quale ha indebitamente ottenuto dall’impresa aggiudicataria un’utilità pari a circa 5 mila euro, consistente nel rinnovo a titolo gratuito di un contratto assicurativo relativo alla propria abitazione di residenza.
Le investigazioni svolte hanno fatto emergere, inoltre, ipotesi di rivelazione di segreti d’ufficio, falsità ideologica in atti pubblici e omessa denuncia di reato da parte di pubblico ufficiale.
I dirigenti e funzionari indagati: Anna Messina, Santo Gnoni, Daniela Agosti, Roberto Montagnani, Raffaele Leoni, Valeria Sborlino, Lorenza Benedetti, Mirko Tutino, Paolo Coli, Nando Rinaldi, Matteo Fortelli, Roberta Ugolotti, Ivana Ceccardi, Alessandro Meggiato, Anna Maria Mazzocchi, Luigi Severi, Stefano Vaccari, Paola Cagliari, Tiziana Tondelli, Giuseppe Altieri, Maria Marzi, Alessandro Lucci, Lorenzo Corradini, Stefano Poma, Vincenzo Corradini, Ermes Ruozzi.
Ultimi commenti
Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]