di Mauro Del Bue – I pentitismi, il rito melenso di tante anche sincere revisioni di giudizio, personalmente mi interessano poco. Quel che è giusto, anche se molto tardivo, è ricollocare Bettino Craxi nella trincea della politica e in particolare nell’alveo della sinistra riformista italiana ed europea. Dopo vent’anni questa sarebbe l’unica operazione autenticamente riparatrice. Tangentopoli fu l’occasione per capovolgere le sentenze della storia e per distruggere, col Psi, un intero sistema politico che aveva fatto il suo tempo dopo l’ottantanove e la fine del comunismo, ma al quale occorreva riconoscere di avere sollevato l’Italia dalla macerie della guerra, di averla rilanciata economicamente e democraticamente, di avere sconfitto terrorismo e inflazione, di averla promossa tra i primi cinque paesi industriali del mondo.
A questo scopo il contribuito del Psi, e in particolare del Psi di Craxi, è stato essenziale. La politica costava e si manteneva (tutti i partiti nessuno escluso) in forme irregolari. Chi è senza peccato scagli la prima pietra, con questa logica evangelica Craxi invitò tutti i parlamentari, col suo discorso del luglio 1992, a giurare di non avervi mai fatto ricorso profetizzando che costoro si sarebbero rivelati prima o poi spergiuri.
Craxi ha pagato per tutti da solo. E il prezzo è stata la dimenticanza dell’intera storia socialista italiana oggi sacrificata sull’altare di altre storie, che per essere servite vengono completamente falsate. Mi chiedo se Reggio Emilia non possa dare un segnale a tale proposito approfittando del fatto che i socialisti sono stati parte integrante del modello politico emiliano e che se oggi la regione si vanta d’essere all’avanguardia molto deve anche ai tanti e operosi amministratori del Psi.
Costoro sarebbero ben lieti che la città di Reggio volesse intestare, come avvenuto in diverse città italiane, una strada alla memoria di Craxi, tenendo presente anche il fatto che il suo governo fu quello che stabilì nel 1985 la paternità reggiana del tricolore che aveva altri pretendenti. Credo peraltro che l’insieme dei grandi leader politici italiani meriterebbero tale onore a cominciare da Enrico Berlinguer che fu guida dell’altro partito della sinistra italiana. In una città, dove vi sono intestazioni di strade all’Unione Sovietica, a Lenin e alla rivoluzione d’ottobre, non dimenticando Tito, ma anche a Francesco Crispi, il repressore dei fasci siciliani che mise fuori legge il Psi di Prampolini e a re Umberto I, che si macchiò di complicità con la strage di Milano del 1898, non dovrebbe essere difficile ricordarsi anche di chi difese la democrazia e l’orgoglio nazionale.
Ultimi commenti
Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]