Amico (ER Coraggiosa): famiglie Arcobaleno, aiutiamo le due madri reggiane

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Spiega Federico Alessandro Amico, presidente Commissione Pari Opportunità della Regione Emilia Romagna: “Sabato scorso a Milano una bellissima piazza con oltre diecimila persone ha chiesto al governo Meloni di riconoscere la genitorialità delle famiglie arcobaleno. È una profonda ingiustizia la scelta dell’esecutivo di sollecitare le prefetture a negare a bambine e bambini – oggi abbandonati in un pericoloso vuoto normativo – il diritto di essere considerati dallo Stato figli di entrambi i componenti di una coppia omogenitoriale.

La situazione va normata perché queste famiglie esistono. Lo riconosce l’Europa che, con la proposta di regolamento presentata lo scorso 7 dicembre «relativo alla competenza, alla legge applicabile e al riconoscimento delle decisioni e all’accettazione degli atti pubblici in materia di filiazione e alla creazione di un certificato europeo di filiazione», mette al centro il diritto dei minori affermando in sostanza che chi è genitore in un paese è genitore in tutti i paesi. L’Italia sarebbe dunque obbligata a riconoscere i diritti delle famiglie arcobaleno già riconosciute in un Paese europeo.

La determinazione di molte amministrazioni e sindaci, come quelli di Reggio Emilia e Bologna, di registrare all’anagrafe i figli delle coppie omogenitoriali è oggi di fatto invalidata da procure e prefetture, nonostante la Corte Costituzionale e la Corte di Cassazione si pronuncino esplicitamente a favore dell’interesse del bambino. La destra strumentalizza il tema per fare confusione e usa polemicamente la gestazione per altri per distogliere l’attenzione dal tema. Si stima che il 90% delle nascite in seguito a fecondazione eterologa all’estero sia riconducibile a coppie lesbiche e non ha nulla a che fare con la gestazione per altri, che tra le altre cose è utilizzata per lo più da coppie eterosessuali.

Intanto le bambine e i bambini che frequentano i nostri nidi e le nostre scuole continuano a essere vittime di possibilità negate: le madri e i padri non biologici non possono accompagnarli al pronto soccorso, né possono viaggiare con loro all’estero senza un’infinita trafila burocratica di consensi e carte bollate. Per non parlare di possibili separazioni conflittuali dei genitori o di lutti, situazioni in cui un minore rischierebbe di non poter più vedere uno dei due genitori o persino di essere affidato ad altri nuclei familiari.

Fanno bene le reggiane Fabiana Montanari e Samantha Campani a lottare perché la propria figlia possa avere a tutti gli effetti gli stessi diritti dei propri coetanei. Non devono essere lasciate sole, né dalla società né dalla politica. Anche come Regione dobbiamo sostenere questa battaglia e operare per il pieno riconoscimento dei diritti di tutte le bambine e i bambini. Per questo nei prossimi giorni presenterò un atto che sollecita la Giunta a un impegno in linea con la strategia per l’uguaglianza delle persone LGBTIQA+ delineata dalla Commissione Europea.