Nuove bordate al procuratore Mescolini da Bernini e Eboli

Bernini
A seguito della sentenza del Consiglio di Stato sull’ex procuratore capo Mescolini, interviene Giovanni Paolo Bernini, autore di “”Sorie di ordinaria ingiustizia” ( 2019 ) e  “Colpo al Sistema” ( 2023 ) entrambi sul maxiprocesso Aemilia in cui fu imputato e assolto (ai tempi era presidente del consiglio comunale di Parma).
“A me personalmente pare del tutto insignificanteche il magistrato Marco Mescolini possa attendere in Emilia Romagna anziché a Firenze, le risultanze della “indagine ispettiva ministeriale” a suo carico –  ha dichiarato Bernini – Mi riferisco naturalmente alla “inchiesta ispettiva ministeriale” annunciata nel giugno scorso dal ministro Carlo Nordio nell’aula di Montecitorio e che riguarda la conduzione delle indagini che portarono al maxiprocesso Aemilia da parte dell’allora magistrato antimafia di Bologna, Marco Mescolini. La sentenza del Consiglio diSstato evidenzia, semmai ancora una volta, lo stato confusionale in cui si trova l’ereditato sistema giudiziario italiano ma è vicenda autonoma ed assai meno importante  rispetto alle gravi accuse che pendono sul magistrato Mescolini e cioè di non aver ricercato le reali collusioni tra politica di sinistra e mafia calabrese, di aver perseguitato esponenti politici del centrodestra innocenti ed aver impedito al sostituto procuratore nazionale antimafia  Roberto Pennisi, inviato a Bologna dall’ allora procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso, di proseguire sulle indagini che andavano a sinistra. Quella sinistra che, dopo essere stata graziata dalle indagini e dal processo Aemilia, volle Mescolini e non altri, a tutti i costi,  a Reggio Emilia con l’aiuto del sistema Palamara”.
” Dispiace solo per le quattro eroiche magistrate della Procura di Reggio emilia che hanno avuto giustamente il coraggio di denunciare al Csm il loro capo: il loro coraggio e lavoro sono certo sarà riconosciuto indispensabile.  Come anche la decisione all ‘unanimità del plenum del Csm che decreto’ l’allontanamento di Mescolini dalla regione, sono fiducioso che non sarà stata inutile per la ricerca della verità  e della Giustizia – aggiunge Bernini – Ora più che mai diventano urgenti le risultanze della “indagine ispettiva ministeriale” del ministro Nordio,  anche alla luce della esplosiva relazione del magistrato antimafia Roberto Pennisi giunta ufficialmente sul tavolo del ministro della Giustizia, scomparsa per anni nelle nebbie dei palazzi romani e pubblicata nel giugno scorso nel mio libro “Colpo al sistema” e recentemente nel nuovo libro “Gli altarini della sinistra” di Nicola Porro.”
Bernini conclude con un invito: “Mi sembra davvero doveroso richiamare la responsabilità di tutte le istituzioni in questa grave vicenda giudiziaria affinché si ristabilizzi il principio che “la legge e’ uguale per tutti”. Non e’ piu’ infatti possibile nascondere il grave vulnus nelle risultanze del maxiprocesso Aemilia in cui Marco Mescolini fu a capo dell’inchiesta e che toglie autorevolezza e credibilità al maxiprocesso stesso: il più grande processo contro la mafia calabrese al nord, con epicentro proprio Reggio Emilia,  si chiuse infatti  senza alcuna condanna a politici locali o nazionali, amministratori locali o funzionari pubblici quasi che si volesse far credere che la mafia proveniente da Cutro si fosse radicata in Emilia-Romagna in oltre vent’anni facendo tutto da sola. La qual cosa offende l’intelligenza degli italiani oltre che la storia e l’insegnamento di Paolo Borsellino ( “La mafia e la politica sono due poteri che si contendono il controllo sullo stesso territorio: o si fanno la guerra o si mettono d’accordo” ).  E’ arrivato il momento della verita’ e della Giustizia: ecco perché nel totale  rispetto istituzionale, chiedo al ministro Nordio di togliere la segretezza alle indagini e di riferire al Parlamento ed agli italiani circa le risultanze.”
Eboli: nessuna vittoria per l’ex procuratore
Anche l’ex coordinatore comunale di Fratelli d’Italia di Reggio Emilia, Marco Eboli, interviene per sostenere che “la sentenza del Consiglio di Stato che annulla il trasferimento per incompatibilità ambientale dell’ex Procuratore capo della Repubblica di Reggio Emilia Marco Mescolini, deliberata all’unanimità dal Plenum del Csm nel febbraio del 2021 e successivamente confermata da una sentenza del Tar del Lazio, non rappresenta una vittoria per l’ex procuratore né mette fine alla vicenda”.

“Ora, il nuovo Csm, insediato dopo le elezioni politiche del settembre 2022, avrà due scelte: recepire la sentenza del Consiglio di Stato o confermare il voto unanime del precedente Csm che deliberò il trasferimento e declassamento di Mescolini da Reggio Emilia a Firenze e da procuratore capo a pubblico ministero. Per quanto riguarda il comportamento pubblico di Mescolini, mi fregio con onore di aver sollevato solitario, a ferragosto del 2020,con una lettera aperta all’ex Procuratore capo, con ampia risonanza mediatica, alcuni comportamenti che io definii “anomali” ma che il Csm considero’ gravi, insieme al contenuto dell’esposto presentato da quattro Pm nel settembre dello stesso anno, e che portarono al suo trasferimento per incompatibilità ambientale. In quella mia lettera aperta, sollevavo dubbi su due fatti in particolare – continua Eboli – Il primo, la decisione del procuratore Mescolini di non inviare al sindaco Vecchi un avviso di garanzia nel periodo del ballottaggio per le elezioni amministrative del 2019 .Le ragioni addotte, successivamente, quando il sindaco Vecchi fu rieletto, in una conferenza stampa furono “non voler turbare l’esito delle elezioni”, che però poteva essere letto come una volontà di non danneggiare il Pd, come sostenne anche il Csm a sostegno del trasferimento per incompatibilità ambientale, insieme al suo rapporto stretto con l’ex potente consigliere del Csm Luca Palamara che, in base ad intercettazioni, fu ripetutamente sollecitato da Mescolini affinché, come avvenne, lui fosse nominato Procuratore capo della Repubblica a Reggio Emilia. L’altra questione che sollevai fu il processo denominato dalla stampa Appaltopoli, che vedeva indagati diversi dirigenti comunali e che nel 2020 pareva subire ritardi nelle indagini. A mio parere, sul tavolo del nuovo Csm che dovrà deliberare se reintegrare Mescolini di grado e ruolo, dopo la sentenza del Consiglio di Stato, o confermare la decisione unanime del precedente Csm di incompatibilità ambientale, questi comportamenti saranno sicuramente valutati perché contribuirono a far apparire Mescolini non limpido rispetto al potere politico locale rappresentato principalmente dal Pd”.



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  1. ROLANDO

    I Fascisti sono ormai estinti ne restano soltanto D EBOLI tracce.
    I Comunisti si sono autoesclusi. I VECCHI non si sa cosa siano e non ci sono GIOVANI.
    A dmeil al ga da gnir.


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