Siamo lavoratori e lavoratrici, studenti, genitori, lavoratori del mondo della cultura, dell’università e della scuola, siamo parte di quelle centinaia di migliaia di persone che abitano il territorio dell’Emilia Romagna, e siamo contro il Green Pass.
Siamo contro la certificazione verde, innanzitutto perché è uno strumento di discriminazione e controllo e non uno strumento sanitario: sappiamo ormai tutti infatti, anche per i dati che arrivano da altri luoghi del mondo, che il vaccino non protegge dal contrarre o trasmettere il virus, ma protegge solo (e non sempre) dalle forme più gravi della malattia. Quindi costruire un paradigma per cui il green pass, conferito in seguito a vaccinazione, permetta a tutti coloro che accedono a un luogo (che sia ristorante, biblioteca, università, teatro, scuola, luoghi di lavoro…) di sentirsi sicuri e protetti dal virus è una menzogna.
Quello che però sicuramente il Green Pass fa, è discriminare tra cittadini di serie A e cittadini di serie B; ad alcuni sono accessibili i diritti fondamentali (come il lavoro e lo studio) altri invece vedono questi diritti sospesi. Questi cittadini hanno la sola “colpa“ di non aver aderito a una campagna vaccinale non obbligatoria, come peraltro stabilito dai regolamenti europei. Lo Stato, non potendo rendere obbligatoria la vaccinazione e non volendo assumersi rischi e responsabilità su un farmaco che sa essere sperimentale, ha IMPOSTO ai suoi cittadini di assumersi singolarmente rischi e responsabilità, estendendo il lasciapassare a quanti più cittadini possibile e andando di fatto a erodere i diritti fondamentali dell’uomo.
Lo stesso Stato che per mesi ha guardato morire decine di migliaia di persone, bloccando e boicottando ogni protocollo di cura, peraltro già esistente e sperimentato in altri paesi, condannando i pazienti alla “Tachipirina e vigile attesa” e gli ospedali alla saturazione, alimentando così la malasanità.
Dopo quasi 2 anni dall’inizio della pandemia, dopo che lo Stato non ha investito per nulla nei servizi, nella scuola, nella sanità (tanto che i posti di terapia intensiva sono gli stessi di gennaio 2020, non sono stati assunti nuovi medici di base o di medicina territoriale…), ci chiediamo con quale autorevolezza possa, questo stesso Stato, attribuire egoismi ai cittadini, gridare al bene della collettività e chiedere sacrifici, quando ha gestito questa pandemia in modo criminale e a unica garanzia dei profitti dei soliti noti.
Ci chiediamo com’è possibile che siano i cittadini gli egoisti, quando confindustria a marzo e aprile 2020 rifiutava di chiudere le fabbriche, mentre oggi è ben contenta di poter togliere lo stipendio ai lavoratori senza lasciapassare.
Ci chiediamo perché quegli stessi medici o infermieri, lo scorso anno EROI che accettavano turni massacranti per prestare assistenza ai malati in condizioni estreme anche per assenza di politiche efficaci, oggi siano egoisti e pericolosi antivaccinisti perché rifiutano un trattamento sanitario sperimentale.
Ma soprattutto ci chiediamo come sia possibile che nella Regione dei servizi e delle persone, di colpo l’accesso ai luoghi della cultura e della formazione (come utenti e come lavoratori) sia passato da essere un diritto a essere un privilegio. E soprattutto come si possa considerare tutto questo costituzionale, normale e perfino giusto.
Ci chiediamo, infatti, come sia possibile accettare che per entrare in Università, luogo libero per eccellenza, culla dell’accoglienza, della non discriminazione e della cultura, sia necessario un lasciapassare. Ci chiediamo come docenti ed educatori, e più in generale come le scuole e i luoghi di formazione e cultura, possano rimanere coerenti con il loro ruolo formativo dedito al confronto, allo scambio, alla crescita dell’individuo e della collettività se tutto ciò è vincolato all’esibizione di un certificato di conformità sociale basato su scelte meramente politiche.
Uno Stato, ci teniamo a ricordarlo, che sta privando tutti i cittadini di diritti e libertà, fino a limitare i nostri mezzi di sostentamento allo scopo di obbligare tutti i cittadini a un trattamento sanitario che dovrebbe essere una libera scelta.
Ci chiediamo infine come non si colgano i numerosi rischi in termini di diritti costituzionali cancellati connessi a tale abominevole strumento, cercando anzi di convincere della necessaria bontà dello stesso.
Pensiamo che per una società sana e solidale, non servano codici e lasciapassare ma politiche sociali ed economiche che promuovano diritti, cure e libertà.
Chiediamo e vogliamo;
politiche sociali, investimenti in sanità, scuola, servizi e ricerca;
investimenti pubblici che promuovano e tutelino la comunità tutta indipendentemente dalle scelte personali, e non gli interessi privati delle grandi multinazionali o di Confindustria.
Pretendiamo;
l’abolizione del Green Pass, come strumento di controllo, discriminazione e limitazione dei diritti e delle libertà di tutti; strumento che non vede eguali in nessun paese europeo;
Rivendichiamo;
il diritto alla libera scelta sul proprio corpo e all’autodeterminazione della propria vita;
il diritto a studiare, a lavorare, a ricercare la propria felicità per costruire una comunità solidale.
Invitiamo tutte e tutti nelle piazze di Reggio Emilia e Modena sabato 2 ottobre e nei prossimi weekend, e lunedì 11 ottobre in occasione dello sciopero generale.
Gruppo Scuola Libertà e Costituzione – Reggio Emilia
Studenti contro il Green Pass – Modena e Reggio
Uniti contro il GreenPass- Reggio Emilia
Comitato Scuola È in Presenza – Modena
Modena Libera – Modena
Ultimi commenti
Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]