Sul versante dell’altura su cui sorge il monumento più nobile e conosciuto del territorio toanese, la Pieve di Santa Maria in Castello, si trova un altro monumento, forse meno noto date le sue caratteristiche, ma anch’esso con una storia secolare alle spalle e un ruolo importante dai tempi antichi a quelli moderni. Si tratta di un castagno. Anzi del “Castagno del Partigiano”, come è conosciuto in zona: e non è eccessivo parlare di un monumento, perché se è difficile dare un’età precisa a questa grande pianta, è certo che ha diversi secoli, informazione facilmente desumibile dalle sue dimensioni e caratteristiche. Un albero che è ancora in buono stato vegetativo, è curato e accessibile anche ai visitatori grazie alle attenzioni che da diversi anni gli rivolge Mario Ghini, originario di Toano ma residente a Bagnolo. I suoi avi erano i proprietari del terreno dove sorge il castagno, molto vicino alla casa dove torna d’estate, e si prende cura costantemente di questo albero che ha una storia davvero affascinante. Spiega il Vicesindaco Romano Albertini: “Il Castagno è situato in un bosco dove si trovano diversi alberi molto antichi, a circa 900 metri di altitudine e a meno di un chilometro dalla Pieve: nonostante la sua età, sicuramente plurisecolare, è ancora in ottimo stato vegetativo: ci sono anzi nuovi “fusti” che sono cresciuti da diramazioni delle sue radici. Anni fa Gelsomino Guidetti lo fece inserire nel libro “Centro Alberi monumentali della provincia di Reggio Emilia”.
La caratteristica unica di questo albero è che il tronco è completamente cavo all’interno: una cavità di 2,5 metri di diametro, una vera e propria “struttura” naturale unica nel suo genere. Queste sue caratteristiche lo hanno reso meta anche di visite turistiche guidate sul nostro territorio, e quando i gruppi arrivano all’albero, diversi adulti e ancor più bambini riescono a entrare nella cavità senza problemi.
È quindi un elemento di richiamo del paese e dei suoi dintorni, e per questo teniamo a ringraziare Ghini che se ne prende costantemente cura, anche perché oltre alle sue caratteristiche l’albero ha avuto anche una parte importante nella storia del ‘900 per Toano, ed è il motivo per il quale viene chiamato Castagno del Partigiano”.
Spiega infatti la guida turistica toanese Michele Lombardi: “Per questa sua caratteristica di essere cavo all’interno, il castagno venne utilizzato durante il periodo della Resistenza per nascondersi o ancor di più per custodirvi armi e vettovaglie per portare avanti la lotta contro i nazifascisti.
Una curiosità ulteriore è che prima della guerra e anche nel periodo successivo, come ricorda lo stesso Mario Ghini, la cavità è stata utilizzata anche come ricovero per gli animali da cortile, in particolare conigli”. Un testimone prezioso della storia toanese dunque, che nei secoli ha dato cibo ai residenti locali, che chiamavano non a caso i castagni “alberi del pane”, e ha assistito al periodo difficilissimo degli ultimi anni della seconda guerra mondiale, quando Toano fu incendiata, compresa la vicina Pieve romanica. Un testimone silenzioso, ma che riesce ancora a raccontare questa lunga e importante storia ai tanti visitatori che arrivano per ammirarlo.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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