Due Premi letterari, intitolati uno a Silvio D’Arzo e uno a Luciano Serra (ambedue nati cent’anni or sono, compagni di studi e portatori di una passione per la scrittura che li ha resi apprezzati a livello nazionale), che nelle precedenti edizioni si erano alternati a cadenza biennale e che, interrotti nei loro esiti dalla pandemia, finalmente concludono il loro iter presentando i loro vincitori in un’unica data, anch’essa spostata rispetto alle precedenti, che volevano ricordare i due scrittori anche nell’anniversario, a venerdì scorso.
Invariato invece il luogo della premiazione, che continua a essere – come ha sottolineato Alberto Ferraboschi in apertura delle celebrazioni – segno della felice collaborazione tra gli ideatori dei premi (le associazioni “Per D’Arzo” e “ILDE (I libri de…)”, la casa editrice “Consulta librieprogetti”) e la Biblioteca Panizzi, ospitando la giornata delle premiazioni nella bella Sala del Planisfero. Raggiunto velocemente il sold out, senz’altro anche per l’attesa prolungata e il rigoroso silenzio stampa mantenuto dai giurati fino alla data prevista per la premiazione, il lungo corridoio con i volumi d’altre epoche ingialliti e ricchi di fascino ha accolto parte delle due giurie, i finalisti dei due Premi (quasi) al completo, i partecipanti e quanti attendevano il ripristinarsi dell’evento, risuonando della voce di Mirella Cenni (Studio Argante) che ha interpretato alcuni passi del libro vincitore con Paolo Briganti, che nella sua veste di presidente di Giuria ha anche dato lettura alle poesie dei finalisti, poi nel ricordo di D’Arzo e Serra da parte di Giorgio Vioni, che dei due ha curato, per la stessa Consulta, i libri di poesie; infine, le parole sono diventate musica grazie all’intervento di Michelle Cristofori e Paolo Lasagni, che hanno suonato due brani di recente produzione, oltretutto i cui testi sono – in linea con la giornata – tratti dai componimenti poetici della stessa cantante, Cristofori, già nota per il suo impegno con l’eclettico gruppo delle Matilde (band corposa, tutta al femminile).
La targa – anche quest’anno realizzata unendo i linguaggi del disegno e dell’arte orafa da Elisa Pellacani – del vincitore della quinta edizione del Premio di Narrativa Nazionale “Silvio D’Arzo”, come espresso dalla giuria (Francesca Avanzini, Stefano Costanzi, Antonio Mammi, Susanna Tosatti, Giorgio Vioni, Elisa Pellacani e Paolo Briganti), è andata a Silvia Tedeschi, di Carpineti, con “Una manciata di mattoni rossi e di pallide parole”. “Una casa cantoniera diroccata, sperduta sull’Appennino reggiano, è scelta da un modesto impiegato comunale – e da una schiera di fugaci ospiti che svelano le loro esperienze – per accostarsi ad un ambiente incontaminato e adottare i ritmi lenti, ciclici della natura”, si legge nella copertina. Una serie di fotografie in bianco e nero – che ha realizzato Pellacani, insieme agli impianti grafici dei libri premiati – suggeriscono particolari su cui potrebbe soffermarsi lo sguardo durante i lunghi dialoghi tra i personaggi del libro, a volte diventando quasi simbolici e rimandando ad altre associazioni di idee.
Il Premio di Poesia “Luciano Serra”, dopo i precedenti “Quindici quadri di quartiere” (di Daniele Beghé) e “Parolepipedi e altre forme” (di Simona Sentieri), è stato invece consegnato a Lucia Diomede, di Mola di Bari, per la sua raccolta “Cant’arsi”. Scrive Paolo Briganti nel volume che riprende sulla copertina il ciclo lunare argenteo che caratterizza la collana “allaluna”, stavolta su un cielo di cartoncino rosa: “Un monito rivolto alla parola: in Cant’arsi è l’invito alla parola poetica a disfarsi da ultimo del proprio personale respiro d’autore, fino a diventare respiro degli altri, voce comune, voce di tutti”. E l’autrice sembra ricordarci: “Il poeta è un innamorato del mare magnum del senso che si produce attraverso la parola, le parole, la lingua, le lingue e se ne occupa in quel pezzetto di riva su cui gli è concesso di vivere”.
Ma quest’anno il Premio di Poesia è arrivato con una situazione talmente vicina all’ex aequo tra due partecipanti che la Giuria (che con quello di Briganti e Pellacani contano sull’apporto di Giulio Iacoli, Corrado Gambini, Savino Rabotti, Daniela Rossi), d’accordo con la casa editrice e il comitato organizzatore, ha premiato anche Giovanni Zanichelli con la pubblicazione della sua breve raccolta “L’Aldiquà”, aggiungendo così una seconda uscita alla neonata collana di poesia contemporanea “Il piccolo Mercurio”, cominciata con la raccolta di Alessandro Bianchi ed entusiasticamente salutata dalla postfazione di Giulio Iacoli. In un testo dello stesso Zanichelli ad apertura della raccolta, sulla poesia e sul suo innamoramento di sedicenne per la scrittura spiega: “La poesia – quella vera – mette i brividi. Letteralmente, intendo. La vera poesia, a mio modo di vedere, è sempre un fatto prettamente fisico. Più tardi, lo stesso sentore ha cominciato a farsi strada in alcune prose, nella storia, nei luoghi più inattesi, negli incontri, nelle attese. Come se la poesia fosse, quasi all’improvviso, strabordata dai margini e divenuta prospettiva, sguardo”.
Tra gli inevitabili assenti (alcuni purtroppo per gravi motivi di salute che hanno commosso profondamente i presenti che ne fossero al corrente, altri perché rimasti fuori dalle disponibilità di posti permessi dalle contingenze pandemiche), i finalisti del Premio di narrativa al completo hanno ricevuto gli applausi dei presenti: di Francesco Nasi (Albinea), di Gianni Iotti (Pisa), di Gianni Piccinini (Modena) chissà che non possiamo leggere, in un prossimo futuro, gli elaborati stavolta rimasti solo lettura della giuria, come delle raccolte di poesie di Normanna Albertini (di Felina, già vincitrice del Premio D’Arzo 2014 con il fortunatissimo “Come spicchio di melagrana”), di Gian Carlo Campioli (di Reggio Emilia), di Marcello Casarini (di Correggio), di Alma Saporito (di Parma).
Intanto, nelle librerie fisiche e in quelle virtuali, sono già disponibili i tre nuovi volumi usciti da questa lunga, attesa, nuova edizione dei due Premi: “Una manciata di mattoni rossi e di pallide parole” di Silvia Tedeschi, “Cant’arsi” di Lucia Diomede, “L’Aldiquà” di Giovanni Zanichelli, con i quali l’editrice Consulta intende proseguire il suo percorso di valorizzazione della letteratura anche contemporanea e inedita e la sua ormai pluriventennale attività sul libro. I bandi per le prossime edizioni dei due premi sono già disponibili, a richiesta scrivendo a edizioniconsulta@virgilio.it
(Le foto di Laura Sassi)
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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