L’Ausl di Piacenza ha lanciato un appello a tutti i cittadini per individuare i parenti delle centinaia e centinaia di vittime di Covid-19 registrate nella provincia emiliana, in modo da poter restituire gli oggetti personali appartenuti ai loro cari e mai reclamati: indumenti, fedi nuziali, portafogli, orologi, telefoni cellulari, occhiali, braccialetti, catenine, borsette, marsupi e oggetti di vario tipo, anche di valore, che nei mesi più drammatici della pandemia di nuovo coronavirus sono rimasti negli ospedali dopo il decesso dei rispettivi proprietari; sono stati raccolti in oltre cinquecento sacchetti di plastica (una sessantina dei quali ancora non ritirati) e poi immagazzinati.
Per favorire questo percorso di restituzione l’Ausl piacentina ha creato una task force apposita, coordinata dalla dirigente delle professioni sanitarie Gabriella Di Girolamo – che per prima si occupò di raccogliere e catalogare tutti gli oggetti – e composta anche dalla coordinatrice della camera mortuaria Anna Nassani, da Paola Cella della direzione sanitaria e dalle avvocate Elisabetta Tinelli e Manola Gruppi, in modo da garantire sicurezza e trasparenza in tutte le fasi del progetto.
“Consegnare questi beni ai parenti si è rivelato un momento molto toccante ma anche un’operazione faticosa e dolorosissima”, ha spiegato Di Girolamo: “D’altro canto quella di non eliminare i sacchi con gli indumenti personali e tantomeno gli effetti personali è stata una scelta anzitutto etica. Ci sono persone alle quali ha dato conforto avere indietro anche solo la camicia da notte della madre per serbarne un ricordo”.
Chi riconoscesse qualcuno degli oggetti conservati, oppure ritenesse che i propri parenti defunti possano aver lasciato in ospedale oggetti o beni, può scrivere una e-mail all’indirizzo urp@ausl.pc.it inserendo più informazioni possibili per l’identificazione degli stessi.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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