Domenica 24 settembre, alle ore 18, al Teatro sociale di Gualtieri va in scena lo spettacolo “L’abisso di e con Davide Enia”. Sarà giornata particolare con una rappresentazione originale: primo perché l’incasso andrà in beneficenza a un progetto culturale di Lampedusa, secondo perché è stata organizzata dal Teatro Sociale di Gualtieri assieme a un gruppo di amici di Mario Vighi, giornalista e capo ufficio stampa dei Teatri di Reggio Emilia, scomparso nel 2018, che con Gualtieri ha collaborato a lungo.
Lo spettacolo, che ha ricevuto svariati e importanti premi, come potete leggere in fondo al testo, narra di vicende attuali e sofferte, trattando il tema dell’immigrazione.
La trama e la storia. Il primo sbarco l’ho visto a Lampedusa assieme a mio padre. Approdarono al molo in tantissimi, ragazzi e bambine, per lo più.
Io ero senza parole. Era la Storia quella che ci era accaduta davanti. La Storia che si studia nei libri e che riempie le pellicole dei film e dei documentari.
Ho trascorso molto tempo sull’isola per provare a costruire un dialogo con i testimoni diretti: i pescatori e il personale della Guardia Costiera, i residenti e i medici, i volontari e i sommozzatori. Rispetto al materiale che avevo precedentemente studiato, in quello che stavo reperendo di persona c’era una netta differenza: durante i nostri incontri si parlava in dialetto. Si nominavano i sentimenti e le angosce, le speranze e i traumi secondo la lingua della culla, usandone suoni e simboli. In più, ero in grado di comprendere i silenzi tra le sillabe, il vuoto improvviso che frantumava la frase consegnando il senso a una oltranza indicibile. In questa assenza di parole, in fondo, ci sono cresciuto. Nel Sud, lo sguardo e il gesto sono narrativi e, in Sicilia, «‘a megghiu parola è chìdda ca ‘un si dice», la miglior parola è quella che non si pronuncia.
Ne L’abisso si usano i linguaggi propri del teatro (il gesto, il canto, il cunto) per affrontare il mosaico di questo tempo presente.
Quanto sta accadendo a Lampedusa non è soltanto il punto di incontro tra geografie e culture differenti. È per davvero un ponte tra periodi storici diversi, il mondo come l’abbiamo conosciuto fino a oggi e quello che potrà essere domani. Sta già cambiando tutto. E sta cambiando da più di un quarto di secolo.
NOTE DI REGIA – Come raccontare il presente nel momento della crisi. Questa domanda nasconde continue insidie. In assoluto, il continuo rischio di spettacolarizzare la tragedia. Il lavoro è indirizzato, quindi, verso la ricerca di una asciuttezza continua, in cui parole, gesti, note, ritmi, cunto devono risultare essenziali, irrinunciabili, necessari alla costruzione del movimento interno.
Questo ha determinato il carattere performativo del lavoro in scena, in cui si riproietta se stessi nel preciso stato emotivo che ha generato tutto, immergendosi dentro quell’esatta condizione del sentimento, in un loop che si ripete replica dopo replica, in un ritorno continuo che non ha esito se non il suo essere rivissuto, parola dopo parola, gesto dopo gesto, suono dopo suono, trauma dopo trauma, cunto dopo cunto.
Premio UBU 2019 – “miglior nuovo testo italiano”.
Premio Le Maschere del Teatro 2019 a Davide Enia come “miglior interprete di monologo”.
Premio Hystrio Twister 2019 – “miglior spettacolo della Stagione”.
L’abisso di e con Davide Enia: musiche composte ed eseguite in scena da Giulio Barocchieri; spettacolo tratto da Appunti per un naufragio (Sellerio editore); vincitore del Premio letterario internazionale “Mondello”; una co-produzione Teatro di Roma – Teatro Nazionale – Teatro Biondo Palermo; Accademia Perduta/Romagna Teatri
in collaborazione con Festival Internazionale di Narrazione di Arzo.
Foto di scena © Futura Tittaferrante
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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