Silk Faw, la joint venture sino-americana che vuole realizzare a Gavassa uno stabilimento per produrre la sua prima hypercar ibrida, la S9, ha avanzato una richiesta di finanziamento a Invitalia, l’agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa di proprietà del Ministero dell’economia, chiedendo di poter accedere anche ai fondi del Pnrr, il piano nazionale di ripresa e resilienza.
“Intanto, però, l’area di 350.000 metri quadrata di Gavassa destinata agli stabilimenti rimane chiusa”, è l’allarme del deputato reggiano del Movimento 5 Stelle Davide Zanichelli: “I lavori di costruzione non sono ancora partiti e non si ha notizia della firma dei rogiti con gli attuali proprietari del terreno, tanto che anche l’europarlamentare reggiana Sabrina Pignedoli ha presentato un’interrogazione alla Commissione Europea”.
“Questo continuo ricorso a denaro pubblico di istituzioni locali e ora anche nazionali inizia a far storcere il naso a molte imprese di casa nostra nella filiera italiana dell’automotive, a cui tali trattamenti non sono concessi”, ha sottolineato Zanichelli: “Preoccupano ogni giorno di più l’inazione della multinazionale e le rassicurazioni date dalla politica locale e regionale, responsabile di aver steso il tappeto rosso di fronte a questo progetto di cui non si vede ancora l’avvio”.
Al tema economico, secondo il parlamentare pentastellato, si aggiunge poi anche quello ambientale, “dato che saranno sacrificati 350.000 metri quadrati di terreno vergine. Non vogliamo pensare che l’azienda sino-americana prenda i soldi e poi si tiri indietro rispetto a un progetto che prevederebbe la progettazione e la produzione di diversi modelli di hypercar. Potrebbe però avvenire a Gavassa quanto già successo altrove: l’investitore straniero si serve del know-how locale per creare il prototipo della linea e, una volta che lo ha acquisito, realizza o sposta la produzione su larga scala nel suo paese, dove il costo del lavoro è decisamente inferiore”.
“Non stiamo parlando di una pura ipotesi perché, a ben vedere, lo stesso management di Silk Faw ha espresso questa intenzione, annunciando che mentre la produzione delle vetture d’élite, con prezzi fino a due milioni di euro, avverrà in Italia, con circa 7.000 vetture prodotte ogni anno, in Cina saranno prodotti modelli per un volume di addirittura 150.000 auto all’anno. Mi chiedo come mai gli amministratori a Reggio e in Regione non abbiano riflettuto su queste parole, che vedono in Italia la realizzazione di mera prototipazione per lasciare in Cina il 95% della produzione a regime”.
Per Zanichelli “gli enti locali hanno fatto le loro scelte, ma per mia parte, rispetto ai ruoli dei ministeri in questa partita, farò quanto sta nelle facoltà di un parlamentare per far sì che vengano date garanzie vincolanti sulle compensazioni ambientali al consumo di suolo e sul lato dell’occupazione e della durata del progetto. Non basta che l’azienda effettivamente crei i mille posti di lavoro promessi: deve anche impegnarsi a mantenerli per un lungo periodo di tempo”.
In caso contrario, secondo il parlamentare pentastellato, “avremo ottenuto un capolavoro al contrario: versare decine, forse centinaia di milioni di denaro pubblico a un investitore straniero consentendo tra l’altro un enorme consumo di suolo agricolo, non per ingrandire e rendere più forte la Motor Valley emiliana ma per regalare il know-how a beneficio delle imprese e dei lavoratori cinesi. Un errore e un’ingenuità che non possiamo assolutamente permetterci a livello nazionale, regionale e cittadino, soprattutto in un periodo di crisi come quello odierno”.
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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