Quando l’aceto balsamico di Modena era solo un “affare di famiglia”, lui e altri tre imprenditori riuscirono a trasformare l’oro nero della food valley emiliana in un’eccellenza del made in Italy. A 93 anni è scomparso Adriano Grosoli, titolare dell’Aceto Balsamico del Duca, al termine di una breve malattia: era l’ultimo rimasto in vita del quartetto di imprenditori che negli anni Sessanta guidò il passaggio dell’aceto balsamico dalle cantine domestiche al mondo dell’industria, portandone il nome sui mercati esteri attraverso fiere in Europa e negli Stati Uniti, con intraprendenza e spirito pionieristico.
La figlia Mariangela Grosoli, presidente dell’azienda e del Consorzio dell’aceto balsamico di Modena IGP, commenta così: “Ci ha lasciati il nostro Adriano, un grande papà e un tenero nonno. Il suo esempio di amore per la famiglia, di passione per il lavoro, di stima e rispetto per i suoi collaboratori ci accompagnerà per sempre”.
La storia di Adriano Grosoli testimonia l’epopea stessa dell’oro nero di Modena: al di là delle produzioni familiari destinate a un consumo casalingo, fino alla metà degli anni Ottanta l’intera produzione del balsamico era infatti appannaggio di pochissimi. Dalla cittadina di Spilamberto, alle porte di Modena, il titolare dell’Aceto del Duca aveva da pochi anni passato il timone dell’azienda di famiglia alla figlia Mariangela, che è anche presidente del consorzio di tutela dell’IGP. Il suo è un esempio di imprenditoria d’altri tempi: classe ’29, Adriano Grosoli viene chiamato a causa della guerra a occuparsi dell’attività di famiglia, iniziata nel 1891 dal nonno Adriano e insignita della medaglia d’oro all’Expo di Genova nel 1927, che comprendeva principalmente la lavorazione del maiale, la gestione della trattoria a San Donnino (Modena) e della bottega di prodotti tipici modenesi, in primis il balsamico.
È proprio su questo prodotto – fino a quel momento legato a una dimensione esclusivamente familiare – che decide di puntare, in concomitanza con l’apertura dei primi supermercati nazionali. Nel 1965, in occasione del riassetto normativo del settore aceti, è tra i promotori della richiesta di riconoscimento e regolamentazione del prodotto: avvia le procedure per ottenere la licenza ministeriale per la produzione di Aceto Balsamico di Modena e inizi che otterrà nel 1974, poi nel 1993 è tra i fondatori del consorzio. E mentre promuove l’oro nero anche all’estero, con frequenti trasferte oltreoceano, esporta il suo amore per la città e la sua storia (finanziando il restauro del dipinto di Velazquez raffigurante Francesco I d’Este), la passione anche per le altre specialità modenesi e lo stile di vita emiliano.
Cordoglio del sindaco Muzzarelli che lo ricorda tra i fondatori del Consorzio: “Visione e passione per il territorio, ha esportato Modena in tutto il mondo”.
“Capacità imprenditoriali, visione, passione per il territorio e le sue tradizioni”. Il sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli in un messaggio di cordoglio ricorda così Adriano Grosoli, scomparso a 93 anni, sottolineando alcune delle principali peculiarità della sua esperienza che lo ha portato a essere tra i fondatori del Consorzio per la tutela dell’Aceto balsamico di Modena Igp.
“Il suo nome, giustamente, viene affiancato a quelli di Fini, Federzoni e Giusti – sottolinea Muzzarelli – che hanno guidato il processo che ha consentito alla produzione del balsamico di essere regolamentata e certificata, di vederla riconosciuta e apprezzata a livello nazionale e internazionale, contribuendo a creare valore e occupazione nel nostro territorio. È partito dall’azienda famigliare di San Donnino – ricorda il sindaco – e ha esportato Modena in tutto il mondo con una tenacia che ha saputo trasmettere alle figlie e ai nipoti. Da non dimenticare anche il finanziamento per il restauro del quadro di Velazquez, con il ritratto del duca Francesco I d’Este, che rende subito riconoscibile anche le bottiglie del “suo” aceto”.
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Anche l' Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia .
Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
Diranno, sia a sinistra che a destra, che c'è un disinteresse della politica, in particolare dei giovani, diranno che molti non votano perché pensano che, […]