Federico Fellini, Vasco Rossi, Luciano Ligabue, Luigi Ghirri, Gianni Celati, Giovanni Lindo Ferretti, Massimo Zamboni, Emanuele Pirella, Giorgio Armani sono i personaggi che vengono presentati nel libro di Vanni Codeluppi, Creativi d’Emilia. Una successione non casuale perché il lettore incontrandoli in quest’ordine – scrive l’autore – «percorre idealmente la via Emilia lungo tutto la regione. Questa strada, infatti, così come l’hanno costruita i Romani, parte dalla Rimini di Fellini e arriva alla Piacenza di Armani».
Secondo Codeluppi alcuni fattori di carattere geografico-antropologico che hanno favorito la «creatività emiliano-romagnola degli scorsi decenni», oggi sono venuti a mancare. Ossia quel «modello emiliano» che ha funzionato efficacemente in passato ha perduto la sua forza propulsiva, caratterizzata dalle amministrazioni locali «che hanno investito moltissime risorse economiche in iniziative ed eventi culturali. Poiché erano di sinistra, condividevano una visione politica secondo la quale lo Stato può e deve intervenire per migliorare la società».
I caratteri geografico-culturali ben sintetizzati in “Fra la Emilia e l’America”, il titolo di un paragrafo dell’introduzione che ci rimanda a suggestive comparazioni fra il grande fiume, il Po, e il Mississippi, fra la nostra «piatta pianura» e «gli sconfinati spazi desertici del territorio americano visti in molti film hollywoodiani». Spazi geografici che hanno spinto a “Raccontare storie” (altro titolo di un paragrafo) spesso nate dalla «dialettica tra la povertà e il conformismo della realtà di provincia» in cui alcuni narratori – citati in Creativi d’Emilia – hanno scelto di migrare in grandi città come Federico Fellini Roma o come Pier Vittorio Tondelli, non compreso in questa antologia di personaggi emiliani, a Milano. Mentre altri hanno scelto di rimanere come Vasco Rossi, Luciano Ligabue e Luigi Ghirri. E quando si parla di narratori, Codeluppi si riferisce anche alla narrazione in ambito musicale le cui radici affondano nella cultura contadina che «ha sempre avuto un ruolo rilevante nella storia della regione e in tale cultura si cantava molto, per comunicare e condividere gli eventi che erano accaduti oppure soltanto per alleviare le fatiche del lavoro». Dagli anni Cinquanta del Novecento si è sviluppata «una rete particolarmente articolata di strutture del divertimento» che gli anni Ottanta del Novecento hanno coronato di quel successo inversamente proporzionale all’impegno politico che aveva caratterizzato il decennio precedente.
Come fa notare l’autore sarebbero tanti i personaggi emiliani-romagnoli degni di nota, ma quelli trattati in questo lavoro, «non sono stati selezionati in maniera sistematica. Possono però essere considerati esemplari di un certo mondo creativo emiliano-romagnolo e si giustifica pertanto la loro presenza qui anche se sono stati scelti perché i casi della vita hanno voluto che li abbia incontrati, o forse inconsciamente li ho cercati».
E nella sua interessante postfazione, dal titolo “Emilia cerniera d’Italia”, Marco Belpoliti pone una domanda sull’oggi, perché i personaggi trattati da Codeluppi sono, in un certo senso di “un’altra” epoca: «Che cosa è rimasto oggi di tutta questa formidabile storia letteraria e culturale ha avuto Bologna come suo baricentro…». La risposta verrà, forse, da altre ricerche.
(Vanni Codeluppi, Creativi d’Emilia, postfazione di Marco Belpoliti, Carocci, Roma 2022, pp. 104, 12,00 euro. Recensione di Glauco Bertani).
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Amara e splendida analisi che dovrebbe arrivare alle alte sfere!
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